La società umana si basa sulla collaborazione. Da un punto
di vista filosofico, il dibattito va avanti da millenni e si interroga sulla
natura dell’uomo: l’uomo è un animale socievole o no? Quale è il migliore dei
modi per convivere con gli altri? Ha senso stabilire la correttezza di un etica
comportamentale rispetto ad un’altra? L’uomo è un animale che adora e necessita
di regole, anche per il solo fatto di poterle rompere.
Ogni cultura è frutto di un ossidazione millenaria che ha
visto alcuni tratti sociali prevalere su altri. Così come l’onore è più sentito
nel lontano oriente, la “civiltà” è più qualcosa che appartiene al mondo
occidentale. La civiltà è da sempre stata attenta alle apparenze, ai modi di
fare, ed all’impatto sociale di tali eventi. Entrambi i sistemi prevedono
opposti intoccabili, ovvero eventi tabù che ne contraddistinguono l’esistenza
stessa (per l’oriente si parla di caste/status, per l’occidente si parla di
omertà.).
Esiste una giornata della gentilezza: il 13 Novembre.
La complessità della natura umana ci porta a considerare i
nostri tratti, ed a dare giudizi. E quando questi giudizi vengono dati su scala
mondiale, ecco che nasce la giornata della gentilezza: un evento che mira a
voler riunire le popolazioni mondiali sotto uno spirito di umanissima
collaborazione. Eppure tali eventi non possono che incontrare determinati
ostacoli. Il primo di questi ostacoli non può che essere la risoluzione di
determinati comportamenti gentili. Qual è il risultato della gentilezza?
Il comportamento gentile nasce in due fasi. Contrapposto al
comportamento grezzo e rude, un gesto gentile mira a stabilire una differenza
non in termini di risultati ma di modalità. In altre parole, si può ottenere lo
stesso fazzoletto per soffiarsi il naso alzandosi e strappandone uno dal
pacchetto che tiene in mano una persona, o lo si può prendere facendo una
carezza alla mano di chi tiene il pacchetto, o facendo un gesto che possa
simulare la necessità di soffiarsi il naso. Il tutto condito da un bel sorriso.
Molte persone associano erroneamente la gentilezza al
parlare in un certo modo, scusandosi o facendo richieste. Quelli sono solo
abbellimenti, ma sono solo aggiunte persuasive. Quella non è gentilezza; quella
è manipolazione.
La gentilezza oggi è qualcosa che si è perso. Oggi la
manipolazione della gentilezza ha portato troppe persone a perdere il contatto
con se stessi. La gentilezza permette di adottare comportamenti diversi per
ottenere lo stesso risultato di azioni spesso dirette, ma questo non è sempre
vero pur essendo la stragrande maggioranza dei casi. Quasi sempre, un modo
gentile modifica un atteggiamento a favore della considerazione delle reazioni
altrui. Questi nuovi parametri (come la ricezione del messaggio emesso dalle
proprie azioni, o il giudizio altrui) sono molto importanti per chi si comporta
in modo gentile.
Uccidere con la gentilezza: elogio della gentilezza.
Lo scorso secolo ha visto l’espandersi e l’affermarsi di
determinati modi di comportarsi. Man
mano che la tecnologia ha predisposto le basi di una nuova realtà, ecco che il
modo di vivere e socializzare è cambiato. Così come cambiano i modi, cambia la
realtà.
Chi si ricorda di avere avuto nonni molto più grezzi e
materiali (o “terra terra” che si voglia dire) forse non capisce oggi il nuovo
senso di imbarazzo che determinati atteggiamenti creano nelle ultime
generazioni. Al contrario, assistiamo ad una repulsione (o per meglio dire “scontro”)
di valori tra le precedenti generazioni e le ultimissime. Per le generazioni
più vecchie, i giovanissimi sono deboli o troppo sofisticati: stupidi od
insensati. Questo conflitto fa parte
della natura umana, e non può che generare confusione. Oggi genera molta più
confusione di quanto non sia mai capitato nelle generazioni precedenti, ed il
motivo è l’avanzamento accelerato dei nostri usi e costumi.
Le nuove generazioni si ritrovano con un sistema basato
sulla gentilezza. Come tutti i sistemi anche questo ha realizzato il suo
percorso, e la gentilezza non ha risolto nulla di definitivo per la razza umana.
Questo fa parte dell’avanzamento della consapevolezza umana, che di Era in Era
non fa che far emergere determinati valori
nella speranza di trovare quel perno che riesca a dare a tutti un Senso ed una
direzione. Certe idee sono importanti, e le si difende fino alla fine. Questo
accade anche per i nostri genitori, nonni, fratelli o parenti, che difendono
strenuamente il valore della gentilezza.
Oggi, alla gentilezza si stanno sostituendo altri valori,
tra cui la ormai affermata “autoaffermazione”dell’individuo che vede e
prevede che il proprio modo di comportarsi non debba suscitare alcun giudizio
da parte altrui (indipendenza individuale altrimenti detto “sano egoismo”,) e
che i giudizi suscitati siano solo il riflesso dei problemi di chi giudica. Questo
valore è possibile solo nei posti e nelle culture che hanno liberato se stesse
da dogmi e limitazioni individuali. L’Italia è un posto ancora molto ancorato
alla religione, perciò solo una parte delle persone accetta la libertà totale
di determinare se stessi. Altri, rispettosamente, riconoscono un senso di
libero arbitrio sempre influenzato da regole di natura superiore. La religione
non ferma il processo, ma lo rallenta (e questo è un dato di fatto sin dalla
rivoluzione copernicana.).
Ci sono inoltre altri valori che si stanno affermando: il
ritorno ad un nuovo senso di quotidianità e semplicità (ora tecnologicamente avanzata;)
l’apprezzamento delle differenze, la coesione sulla base delle strutture di
base (uno dei nuovi motti del nostro secolo è che “uno vale uno” a voler
riaffermare che il benessere di un individuo non è diverso dal benessere di un
altro;) un nuovo senso di pragmatismo che si basa sui risultati e non più sulle
ideologie, un pragmatismo che parte dal basso. La strada è ancora lunga e viene
percorsa dai pionieri di Oggi. Dal Telethon di ieri, attraverso la rete Internet
di oggi: osserviamo una carrellata di progetti che evidenziano il nostro
desiderio di creare il cambiamento, anche se la maggioranza della popolazione è
ancora rosa dalla paura o dal menefreghismo.
La gentilezza
resta ancora uno di quei fossili che faranno sempre parte della nostra vita
quotidiana, ma di cui dobbiamo cominciare a dubitarne l’efficacia basandoci
solo puramente sui risultati ottenuti. Troppo a lungo abbiamo sacrificato un
risultato positivo a favore di un comportamento gentile. Ancora oggi questo è
un argomento molto caldo: in quanti tollererebbero uno schiaffo come metodo
giusto per dare una lezione ad un bambino piccolo? Ecco l’errore che fanno
molti. Tanti ancora si rifiutano di capire che gli errori del passato servono a
migliorarsi. Non bisogna ripetere gli stessi errori. Bisogna andare avanti.
Bisogna abbracciare il cambiamento, perché il cambiamento siamo noi. In ogni
azione, in tutte le varie possibili forme.
Oggi esistono ancora troppi modi di fare gentili che
rappresentano una vera e propria minaccia al benessere individuale. Come il
modo di rispondere di alcuni enti o rappresentanti alle richieste dei cittadini;
come l’ignoranza di un adolescente che non sa come farsi amici perché nessun
adulto ha mai insegnato a lui o lei cosa fare o dire per creare rapporti con
gli altri; come il silenzio di chi critica quello che gli altri fanno, senza
aver mai una soluzione da proporre o da eseguire.
La gentilezza ha atrofizzato le azioni sociali del secolo
scorso. Nell’esplosione di così tante opportunità, il terrore del cambiamento
ha fissato tutta una serie di comportamenti
accettabili che la gentilezza ha sempre rappresentato. Il nuovo millennio è
destinato a scardinare questo assioma. La realtà del futuro non potrà che
basarsi su un nuovo concetto di umanità, ed una riconsiderazione dei bisogni
fondamentali. Ora che la libertà individuale è stata affermata quasi in tutto
il globo, l’individualità necessita di uno stato di benessere che riparta dalle
basi. La crisi economica ci sta spingendo verso un inevitabile scontro tra il
mondo delle illusioni e della realtà. Tutto ciò che non ha un senso reale e materiale
sta per scontrarsi nuovamente con le menzogne e le illusioni instaurate dal
vecchio sistema.
Sconfiggere la gentilezza.
Per chiunque sia intrappolato in un mondo gentile da cui non
riesce ad uscire, non bisogna diventare persone che non siamo. Inoltre, siamo
cresciuti in questo sistema di cose, ed ogni comportamento estremamente diverso
ci risulterebbe incomprensibile. Quello che si deve invece fare è adottare dei
piccoli cambiamenti.
La gentilezza non è manipolazione. C’è un motivo se a
determinati comportamenti educati e composti hai sviluppato una reazione molto
negativa. Realizza che la verità è che qualsiasi reazione altrui è sempre stata
una tua responsabilità. Tu sei l’unica persona che può accettare o giudicare il
comportamento proprio ed altrui. Nessuno può davvero dire cosa è giusto o
sbagliato fare in un occasione. La gentilezza non è la soluzione a niente. I
risultati sono la soluzione che si ottiene. Riparti dal risultato che vuoi
ottenere.
Come si fa ad ottenere risultati diversi? Concentrandosi su
cosa cambia. Per ogni comportamento gentile, puoi sempre evidenziare diverse
qualità. La gentilezza è un comportamento: sono azioni, gesti, tonalità,
parole, effetti visivi e sensoriali. Niente di più. La rudezza allo stesso modo
sono le stesse qualità comportamentali portate al loro estremo opposto. Hai mai
provato a mescolare alcuni tratti gentili ad alcuni tratti rudi? Otterrai
qualcosa di diverso. È un inizio, non ti fermare. All’inizio è normale non
afferrare le differenze, così come ora sei solo capace di capire la differenza
tra bianco e nero, ma non realizzi nemmeno la varietà dei colori che compongono
la luce bianca. All’inizio non si ha bisogno di capire le minuziosità che danno
forma ai colori.
Quella curiosità ti servirà. Quel desiderio ti aiuterà.
Trova in te stesso nuove emozioni. La gentilezza uccide l’emotività, ti
costringe a mettere uno schermo tra te ed il mondo. Fatti vedere per ciò che
sei, per ciò che desideri gli altri vedano in te. Lascia lo schermo per le
ferite, così che gli altri non siano impauriti dai tuoi trascorsi, ma fai
splendere i tratti che di te danno un senso alla tua esistenza: trova il tuo
colore!
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