La nostra società gode di una forte confusione. Oggi, le
regole sociali sono influenzate da tantissime variabili. Alcune scienze
osservano la realtà per dare delle risposte, altre analizzano il passato
(recente o meno,) ed altre puntano sulla spiegazione logica dei motivi atavici
di sopravvivenza e riproduzione. Le neuroscienze aprono poi il dibattito grazie
a nuove ricerche.
Nel reale, ogni giorno abbiamo a che fare con persone
diverse. Piacciamo? Non piacciamo? Questa è una delle cose che velocemente
dobbiamo valutare. Capire se piacciamo a qualcuno è importante, perché una
risposta positiva genera un dislivello a nostro favore. Se non piacciamo invece
potremmo percepire più difficoltà in quell’interazione. Se il verdetto non è
influente per causa o situazione, lo stesso meccanismo lo usiamo per
determinare le parole che usiamo, i gesti, e così via dicendo. Le persone abili
nelle società umane sanno come piacere!
Qual è la chiave per capire se piaci?
Molti conoscono i vantaggi del linguaggio del corpo, e sicuramente ognuno di noi è giudicato a
seconda di come si muove. È innegabile sotto ogni aspetto. Il tono della voce
può dar adito a critiche o lodi.
Controllare i propri movimenti rappresenta la base di ciò
che un adulto completo e formato può fare. Il resto delle azioni possibili
influenza la relazione per tutta una serie di valori che possono spaziare dalle
risorse offerte (essere persone
danarose vuol dire avere disponibilità di azione sul nostro piano materiale
offrendo la massima sicurezza associata a tale azione) o percepite (essere in possesso di informazioni esclusive ti
garantisce l’attenzione degli interlocutori, ed afferma un certo status sociale
che può influire nelle proprie ed altrui decisioni.). Potremmo fare anche altri
esempi, ma tutti questi condurrebbero verso il controllo della relazione. Infatti, piacere agli altri, od
usare cose che piacciono agli altri, stabilisce un tipo di affermazione
relativa al controllo della comunicazione stessa.
Chiaramente, un ragazzo che viene approcciato da una ragazza
che ha tutte le doti per essere ritenuta estremamente affascinante dal punto di
vista estetico riceverà un influenza diversa rispetto ad altre relazioni. Le
sue risposte saranno diverse od influenzate. La stessa cosa succede alle
ragazze, che però devono convivere con una realtà sociale a più strati. Questo
è il concetto dietro a quelle pubblicità
ridicole che presentano bei corpi associati a prodotti tra i quali la logica è
opzionale ed opinabile.
Se piaci, sei quindi memorabile.
Questa non è una certezza, ma è una buona linea guida. Tendiamo a ricordare le
cose che sono importanti, bizzarre, uniche e significative. La bellezza impatta
quasi sempre due di queste qualità, perché spesso la bellezza è associata ad
altri stereotipi, od idee. Questo concetto è fondamentale per realizzare come capire se piaci agli altri.
Non è un caso che quando qualcuno o qualcuna ci piace siamo
i primi a pensare a quella persona, a volte anche nei momenti meno opportuni.
Questa specifica serve perché a volte e per certe persone, la realizzazione può
avvenire a posteriori. È una frangia di persone ridotte, ma esistono.
Il resto delle persone è invece un lampo nel decidere se
piaci o meno. Gli studi condotti nelle ultime decadi guardano sempre più ai
primi tre secondi, sufficienti a determinare quello che definiamo primo impatto
o prima impressione. Secondo alcuni
scienziati (Willis e Todorov) basta
un decimo di secondo, e non solo! Durante il primo secondo, il fattore dell’esposizione
stessa della persona ci induce a fare diversi ragionamenti. Secondo loro, basta
un decimo di secondo, ed è in questo lasso di tempo che hai più possibilità di
essere percepito positivamente, e piacere! Questo spiegherebbe quegli amori
nati per “colpi di fulmine!”
Ma perché fregarcene di quello che hanno trovato questi
scienziati? Il motivo è semplice: siamo attratti dal nostro effetto sugli
altri, ma molti non sanno ancora come tradurre
il comportamento altrui dopo che questi hanno avuto modo di farsi un idea su di
noi!
Si può parlare di tecniche pratiche? Sì!
L’insicurezza
generata in chi “non sa se è bello/a o brutto/a” è legittima. Lo è perché quella
persona non sa come valutare i rapporti che ha con gli altri, oppure è cieco
all’evidenza. Può essere un caso di ottusità razionale, o un preciso
dirottamento emotivo. Comunque sia, esistono persone che non sanno capire se
piaci a questo o quello. E quanto piaci.
Per imparare a impossessarsi di questa capacità, bisogna
sempre saper leggere il contesto.
Ogni posto è legato a determinate attività. Il significato di un posto è il
vero che si afferma sul possibile, ovvero ciò di cui si può sempre discutere, e
soprattutto ciò di cui si può sempre concordare. In altre parole, aspettarsi di
andare in discoteca per fare comizi politici è tanto sciocco quanto può essere
farsi bello per fare impressione negli scatti fotografici durante un ispezione
ad una miniera che rischia di esplodere. In entrambi i casi, se la persona è un
politico, dovrà dosare bene le proprie risorse sulla base del contesto, e del
luogo.
Una volta che si è, per esempio, capito che la discoteca è
un posto dove si va per ballare oppure per conoscere gente, una persona si
dirige verso tale posto con delle aspettative coerenti: o va a ballare, o va
per conoscere gente. Il significato che noi diamo ai posti ed alle nostre
azioni è tutto ciò che serve per cambiare prospettiva,
ed ottenere ciò che vogliamo.
Arrivati a destinazione, l’incontro che avviene tra diverse
persone è collegato dal posto in cui siamo (ancora) e quindi la relazione
avverrà secondo regole più o meno note. In una discoteca, le relazioni soffrono
di agganci motivazionali e pertanto nasceranno nuove relazioni in base al motivo per cui la relazione nasce. Ecco
perché la freddezza delle discoteche non da vita a tante relazioni durature: le
aspettative sono regolate a priori verso una qualità scadente a fronte di un
risultato certo. Il vantaggio? Si può ottenere ciò che si vuole senza troppi
sforzi; nessuno giudica nessuno (security a parte.).
Quando in un posto si effettua un approccio, l’altra persona
deve decidere se avere a che fare con noi, o rifiutare. Viene fatta un’offerta. Qui è dove la nostra
preparazione fisica, mentale e quant’altro verrà giudicata. Il responso deve
essere positivo perché la relazione vada avanti, altrimenti si arriva a
qualcosa di indesiderabile. Ed è proprio in questo momento che avviene il
dramma di chi non sa come piacere agli altri.
Ci sono diverse risposte, quindi vado ad elencare alcune
delle risposte tipiche ed osservabili:
- La persona che ignora di non piacere. L’insistente che continua a volere una conversazione con chi da evidenti segni di diniego e/o disagio.
- La persona che ignora di piacere. L’insicuro/a che parla ad oltranza, od usa strategie tendenti a creare un certo livello di comodità della conversazione. La sua parlantina non porta a niente.
- La persona che non si domanda se piace o meno. Tutti conosciamo o abbiamo visto persone agire come se fossero loro dovute un sacco di cose. Il loro giudizio è relativo, e le loro azioni sono imprevedibili o troppo prevedibili perché palesi.
- La persona che pensa di piacere(, ma non piace) o se ne frega. L’invasato che a volte finisce con il piacere od essere tollerato solo per via del proprio carattere. Ignora le regole sociali, è fortemente distruttivo o manipolatore. Basa le proprie relazioni su un concetto psicologico diverso: far accadere le cose piuttosto che subirle.
- La persona che è convinta di non piacere. Le persone ottuse sono quelle che con il tempo rinunciano ad avere rapporti interpersonali o creano regole e mondi tutti loro.
Si deve partire dal capire che qualunque sia il tipo di
persona che andiamo a cercare di aiutare, c’è un fattore determinante e
prioritario che regola e governa ogni relazione presente, passata e futura: la certezza che non si può piacere sempre.
E prima di citare le varie Belen o Brad Pitt del caso, bisogna afferrare e
padroneggiare questo concetto, per non finire con il fare un calderone di
cavolate come è stato fatto con il detto “sii te stesso.”
Se accettiamo che le decisioni a pelle vengono fatte in modo
istintivo secondo il modello “si, no, forse,” allora dobbiamo concordare che
esistono persone che possono essere messe ovunque in questo spettro:
esisteranno quelle che ottengono più si di altri, e quelli che SE ne ricevono
qualcuno è già tanto. È un fatto, e come tale bisogna accettarlo, prima di
poter intervenire. Ciò nonostante (e variabili a parte come l’età, il tempo, ed
il carattere, e tutte le altre cose a cui si preferisce aggrappare chi a conti
fatti perde il gioco della prima impressione) anche quelle persone hanno ed
avranno sempre una fetta di persone che dirà loro “No.” I motivi possono
variare, ma la decisione è facilmente verificabile sulle pagine facebook degli
interessati. Esisteranno sempre sia gli invidiosi che gli oggettivamente
disinteressati.
Tornando quindi ai “comuni mortali,” il problema può nascere
da aspettative errate, o da giudizi sbagliati. Chi “ignora di piacere,” o “non
sa leggere gli altri,” ha più difficoltà di “chi se ne frega.” È importante
capire che ognuno fa ciò che ritiene più naturale fare. Solo nel caso in cui le
persone blocchino loro stessi (ovvero chi è convinto di non piacere) sbaglia.
Sono i risultati a determinare la
validità delle ipotesi, e le tesi sono sempre oggetto di testificazione e messa
in discussione! Se un principio non regge un confronto, allora quel principio è
sterile, inutile o dannoso.
La regola per cui la maggior parte di noi vive è facilmente
riscontrabile, e si attesta su un grado di apprezzamento variabile: piacciamo in media ad un 15-30% delle
persone che incontriamo. Questo vuol dire che oggettivamente avremo bisogno
di incontrare almeno 100 persone per
trovare 15 persone con cui creare legami solidi basati sulla mera apparenza. A
maggior chiarezza, solo un terzo di questa percentuale sarà a sua volta
disponibile a confermare la propria scelta su di noi basandosi sempre e solo
sull’estetica, e questo è riscontrabile con i fatti allorquando si sfruttano al
massimo le nostre capacità. Anche un senzatetto sfigurato con problemi di
pronuncia può piacere, se dotato di tutte le comodità a cui ognuno di noi
dovrebbe aver diritto per nascita (bagno, vestiti puliti e precisi, educazione
di base, benessere minimo garantito.). Triste ma vero, la maggior parte di chi
non sa come piacere è perché fallisce nello sperimentare la varietà della vita
semplicemente perché ha paura di soffrire il “no.”
Appresa tale nozione, i meccanismi per capire quanto
piacciamo sono semplici:
- Osservare le reazioni facciali ed il linguaggio del corpo ci da la possibilità di notare se il comportamento è ostile. Se non lo è, al massimo può esserci confusione, ma siamo su una strada neutra o positiva.
- Valutare il livello di conversazione ci aiuta ad eliminare i dubbi relativi alla relazione stessa od alla persona che abbiamo di fronte, oppure a valutare se la persona vuole continuare ad averci attorno. Se la persona non contribuisce può essere per timidità oppure per cortesia. Scoprire se la persona è timida è facile, basta chiedere.
- Rilevare la disponibilità altrui alle nostre richieste ci fa velocemente capire cosa stanno provando gli altri. Molte relazioni si basano su richieste o domande; il modo di rispondere alle nostre richieste trasmette il grado di apertura di quella persona verso di noi.
- Confrontarsi in modo serio aumenta la solidità del rapporto, e permette la sicurezza della trasparenza delle informazioni. Dato che per molte cose il modo più semplice di ottenere risposte è chiedere, un atteggiamento consono e serio porterà la relazione verso una direzione voluta rispetto ad un’altra. Chi ha avuto a che fare con persone innamorate di noi, ma di cui non ci interessa nulla conosce quella sensazione frustrante che deriva dal vedere gli altri fare quelle che vengono percepite come “stupide battute” perché prive di serietà e/o contenuti appropriati. Chi non ci vuol mettere la faccia, non otterrà riconoscimenti.
- Andare avanti con fatti od azioni verifica le nostre attuali considerazioni circa la relazione. Quando abbiamo un idea dobbiamo svilupparla a pieno se questa considera il coinvolgimento degli altri. Non bisogna aver paura di coinvolgere gli altri, chiedere aiuto o fare qualsiasi cosa sia il motivo per cui ci siamo presentati. Non sempre le persone disinteressate ti cacceranno, e così a volte vale la pena tentare, purché si abbia la decenza di considerare le proprie azioni. Esempi di questo genere possono essere il toccare l’altra persona (che intenderà un particolare tipo di relazione a seconda di come e dove toccherai,) od esprimere verbalmente i propri desideri (anche qui le parole che userai faranno la differenza.). Ciò che accomuna queste decisioni è la seria volontà di creare un momento di reale scambio di messaggi. Bisogna avere il coraggio di proporre un messaggio, e notare se tale messaggio piace, o se viene rigettato. In tutti i casi, bisogna agire di conseguenza ed accettare il verdetto.
La Regola
Finchè ottieni ciò che vuoi o ti vien permesso di fare ciò che vuoi, piaci. Quando non riesci ad ottenerlo, hai sbagliato qualcosa.Se non riesci ad ottenere nulla dal principio, potresti aver trovato qualcuno ostile alle tue fattezze (non piaci abbastanza) oppure sbagli modo di presentarti nei fatti e nelle parole. Fai le tue prove, ed accetta il risultato. Potrai sempre migliorarti, e devi. Solo i perdenti si accontentano di non piacere, e smettono completamente di provarci considerando che hai più di sette miliardi di persone sul pianeta. Per di più, il tempo è tuo amico! Se non piaci ora, potresti piacere domani, ma prendi questa affermazione con la dovuta considerazione razionale...
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