Ogni essere umano abbraccia la religione ed il proprio
credo. Persino sotto costrizione, nessuno può portare via all’uomo la propria
fede. Sia che questa fede sia rivolta in entità immateriali, materiali o pura
capacità umana. Difendere la libertà di fede vuol dire garantire la libertà
personale.
Oggi, la mentalità la si impara per le strade, dalla vita
vissuta e dagli errori. Sempre meno si impara a scuola. Gli istituti medi e
superiori si occupano ormai solo di sfornare studenti che intasano il mercato
del lavoro con titoli inutili alle richieste reali. Forse per non creare
scompiglio, l’istruzione ha scelto la via meno invasiva per incidere sulla
responsabilità legata al crescere i propri giovani e giovanissimi.
Una graduatoria insegnanti che non esiste.
Insegnare oggi vuol dire sempre più avere un lavoro e
basta. Non esistono incentivi per i migliori professori. Non vi sono
infervorati laboratori che aspettano solo di portare il Progresso Umano a dei
nuovi livelli. Non ci sono fondi, a quel che dice il Governo. Addirittura, si
parla ancora dell’importanza del far rispettare l’obbligo scolastico: il segno che la mentalità italiana è ancora,
seppur in parte, ancora simile a quella degli anni cinquanta. Peccato che
l’economia non vada altrettanto bene da giustificare una tale ignoranza dei
genitori o tutori.
Lo Stato è direttamente ed indirettamente responsabile
dell’educazione morale ed etica dei propri cittadini. Persino per i più
liberali, la scelta di non intromettersi in determinate scelte vuol dire
lasciare da soli i cittadini. Senza contare che se oggi la nostra vita equivale
al numero che abbiamo in banca nel
conto corrente, è merito e colpa di una mentalità che ha goduto dell’ottemperanza
di persone corrotte e immeritevoli. In altre parole, ci becchiamo lo stato
delle cose che meritiamo.
Quando andiamo a vedere quali sono i veri enti in azione,
dobbiamo spostare la lente di ingrandimento sopra a figure come gli insegnanti di religione: a loro va la
responsabilità etica e morale della formazione giovanile. Sempre più questi
individui si scollano di dosso quello che sentono essere un peso scomodo. L’irresponsabilità,
e l’inadeguatezza, di certi individui è colossale. Il fallimento di un addetto
all’istruzione personale, che fallisce nel portare l’individuo alla scoperta
del proprio credo spirituale, è una cosa immorale.
Dico questo per risvegliare le coscienze di chi, come me,
ha quel dolce ricordo di un insegnante di religione bonaccione. Un insegnante
che non ha fatto nulla. Che ha perpetrato nel raffigurare una società che si compiace di lasciare le
patate bollenti ad altri, ed a chiunque non abbia la forza di controbattere.
Una società che gioca con il futuro ed il presente della sua stessa linfa
vitale: i nuovi cittadini.
La nuova consapevolezza trionferà, come già piccoli cenni
ne dimostrano il risveglio. Sta ai singoli entrare di nuovo in contatto con se
stessi. Ritrovare il proprio credo, supportare ciò in cui crediamo, e trovare allo
stesso tempo il dialogo tra chi è diverso da noi. Tutto questo manca dalla
crescita degli individui italiani. Molti hanno persino paura di essere se
stessi. Molti non sanno cosa vuol dire avere qualcosa in cui credere: qualcosa
che hanno deciso loro da soli, e non che sia stato loro imposto, solo per
credere in qualcosa.
Dove sono le persone che si possono chiamare davvero insegnanti
di religione? Dove sono le persone che si sforzano ogni giorno di non far
prevalere né la ragione né la finta cecità del dogma? La religione non dovrebbe essere insegnata da persone di parte. Non deve
essere insegnata dalle persone deboli! Serve un nuovo rispetto per la
religiosità dell’individuo. E questo lo dice una persona come me. Una persona
più spirituale che religiosa. Se sai la differenza.
Ogni disastro ha sempre un colpevole, e non ha senso
coprirsi con lo scarica barile, se si odia davvero che i disastri avvengano. In
nuovo insegnante ha bisogno di parlare ai suoi studenti. Deve insegnare in
collaborazione con gli studenti, perché il suo scopo è far capire la vera
importanza degli studi, anche ai più testardi e difficoltosi. A volte, un
insegnante deve lasciare gli studenti liberi di sbagliare. Ma che senso ha
punire come si fa oggi con la bocciatura,
quando non c’è correzione del comportamento sbagliato? Forse dobbiamo rivedere
il concetto di scuola, visto che assomiglia sempre più al concetto di prigione.
Chi si occupa di religione ha un importante compito: deve
relazionare il mondo scolastico con il mondo extrascolastico. La spiritualità
deve essere insegnata, capita e praticata. Tutti vedono blasfema l’idea di
condividere i riti di altre religioni, eppure nessuna religione vieta di
onorare le religioni altrui. Nemmeno la così temuta religione araba, che poi ha
le stesse regole di base della religione ebraica, e quindi cristiana. Questo
solo per l’Occidente. E l’infinita saggezza dell’Oriente? Che senso ha nel
Nuovo Millennio dover scoprire da soli le religioni estere grazie ad Internet?
Chi vuole una società che si tappi gli occhi davanti al
cambiamento ed alla libertà di espressione è liberissimo di tornare nel proprio
scantinato. O trasferirsi in Cina. Scherzi a parte, il dramma siamo noi come
persone. Come professionisti. Come insegnanti.
La parola è
uno strumento importante, che deve essere usato per allargare gli orizzonti
mentali. Deve essere un faro, così che le nostre azioni possano scalare le
impervie rocce che ci separano dall’oceano della conoscenza, del rispetto
reciproco, e della vera Evoluzione. Abbiamo un bisogno di nuova mentalità,
abbiamo bisogno di nuovi insegnanti. Il bello è che deve partire dalla
religione e dalla riscoperta di un nuovo io spirituale. Un io libero di credere
in ciò che vuole, ma senza false catene di libertà intorno.
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