Problemi di umiliazione: una guida al rapporto civile.



umiliazione


I rapporti umani si basano su due schemi comportamentali di base, sulla varietà dei quali si è creata tutta la Storia umana, con tutte le varianti che hanno contraddistinto epoche e razze diverse, archetipi di un contratto sociale e pertanto non scritto. I rapporti umani possono essere di tipo complementare o paritario/equivalente.

Le regole sociali sono regole imparate per istruzione diretta (da genitori o tutori,) intuizione indiretta (modellando ciò che i nostri sensi percepiscono e la mente elabora,) o per esperimenti di causa effetto secondo il metodo abduttivo. Integrate nella nostra parte inconsapevole, o subconscio, tali regole possono essere imparate, modificate e disimparate.

Umile: significato di un senso diverso dall’umiliazione.

Gli esseri umani soffrono di pigrizia, e nella lingua parlata sono troppi i casi in cui un termine viene confuso con altri. Succede con la parola umile, dove ormai nessuno sembra più sapere cosa voglia dire. Per alcuni è un insulto, per altri un modo di vivere, per altri una dote cristiana (o di altre religioni) e per altri ancora è un atteggiamento. Portiamo chiarezza partendo dalla definizione di umile ed umiliazione, così da poter capire come le due entità possono aiutarsi a risolversi.

Una persona umile è una persona che dimostra umiltà nel suo modo di comportarsi o per cause esterne come status sociale, cose possedute e via dicendo. La sua radice etimologica greca collega il termine alla terra (così come la parola “humus”) e pertanto è da ritenersi un termine valutativo, che esprime un giudizio sulla qualità dell’individuo. È la cristianità a cambiare le carte in tavola e far leva sul doppio senso dell’umile come persona che non ha niente ma che è ricca, spiritualmente. La parola umile va usata nel suo senso civile, non religioso. Umile è una parola non necessariamente negativa, ma posta in un contesto capitalistico come la nostra società, non è un bel complimento.

Un umiliazione è qualcos’altro. Vogliamo risolvere ed eliminare il problema dell’umiliazione, così come scoprirai tra qualche riga. Ogni atto che ha come effetto quello di abbassare il valore di qualcosa o qualcuno (sia in termini di valore reale o percepito) è descrivibile come un umiliazione, ovvero un danno che viene inflitto, e verso il quale l’individuo o cosa (a seguito di una sconfitta o mancata resistenza) ha come risultato una perdita considerevole di materiale o risorse. Essere incapaci di non subire un umiliazione è pertanto un problema che affonda le radici nell’ignoranza (del Come fare per non farsi umiliare o Come si risponde ad una situazione inevitabile che ti umilia) o nella mancanza di strumenti reali e preventivi.

Quando l’umiliazione è fisica, ovvero genera un danno fisico, la migliore delle soluzioni è la prevenzione esterna. Una forza esterna può essere fermata solo da una forza che interviene sull’esterno. Così un bullo che umilia uno studente può essere fermato (qualora il bullo fosse fisicamente violento) solo tramite una difesa fisica. Qualsiasi limite od imposizione di autorità non ferma altrimenti le azioni delle persone, che da adulti pagano lo scotto delle loro azioni in galera. La violenza è condannata dalla nostra società, e pertanto non deve essere accettata. Ciò non crea un paradosso con la responsabilità del singolo di sapersi difendere.

Quando l’umiliazione è emotiva o astratta, ovvero è generato un danno percepito, le soluzioni disponibili si aprono in una vasta collezione di strategie applicabili. La distinzione iniziale sta nel capire in che tipo di relazione siamo:

  • una relazione può essere complementare, quando una persona si pone come superiore (spesso il bullo) e pone in difficoltà la vittima, che subisce la violenza (la vittima acquisisce uno status di inferiorità perché cede al bullo parte dei propri diritti personali;)
  • una relazione può essere egualitaria, quando due persone non creano o non hanno diversi status sociali ma si riconoscono con pari possibilità, e la violenza è spesso causata da atti di manipolazione al fine di creare uno sbilanciamento che sfavorisca la vittima, ma che di fatto non va a stabilire una apparenza diversa (come è il caso di uno Stato corrotto che non si pone contro il cittadino nonostante i suoi trascorsi dimostrino che i risultati non sono stati in linea con i programmi o promesse elettorali.).


Una relazione complementare è spesso costellata di umiliazioni che variano dall’offesa verbale all’ostracismo di gruppo o massa. Tra le soluzioni migliori, la risposta ideale è l’assertività. Una persona che risponde in modo assertivo ad una minaccia mette alla luce del sole l’ingiustizia subita ed accetta pienamente il confronto. L’assertività richiede di accettare la pressione data dal confronto in atto (innescata dalla parte violenta) al fine di proclamare la propria indipendenza, esistenza o presenza. Il problema delle relazioni complementari è quasi sempre un problema di rispetto, che deve essere affermato dalla vittima ed accettato dalla parte violenta.

Cosa vuol dire essere assertivi e farsi rispettare? Vuol dire non aver il minimo problema a dire cosa si pensa, cosa si prova (emozioni,) cosa si vuole (desideri) senza perdere il controllo delle proprie emozioni. L’assertività ti mette davanti al problema innescato dalle minacce (vedi fight or flight a piè di pagina) ma la gestione della pressione è fondamentale e conquistabile con un po’ di pratica e qualche errore innocuo. La percezione della pressione sociale è sempre più alta del suo valore reale (che è spesso nullo perché completamente costruito dalla nostra testa.).

rispetto
Il rispetto si ottiene stabilendo delle regole che devono essere rispettate (ci sono regole tue personali che detti tu e di cui tu sei la persona responsabile della loro equità; ci sono regole da stabilire tramite compromessi quando si deve decidere di qualcosa esterno a noi ed agli altri.). Quando qualcuno calpesta le regole, devono esserci conseguenze negative. Così funziona il rispetto. Imparare a punire gli altri può essere il viaggio di una vita. I migliori genitori sono coloro che puniscono bene quanto premiano, e questo è importante da capire perché non si può essere bravi solo nel punire (o premiare) senza essere onesti e riconoscere i meriti altrui e colpe proprie; la persona assertiva non si nasconde perché comprende la profondità umana e la rispetta in prima persona sia l’umanità del suo io, sia l’onestà del suo approccio.

Un’umiliazione creatasi in una relazione paritaria è molto più complessa perché agisce su meccanismi indiretti e leve psicologiche complesse, ed è facile innescare un gioco forza in cui la vittima tenta di cambiare le carte in tavola in una perenne lotta che ha senso solo sulla base dei risultati concreti dei giocatori. In tal senso, una delle soluzioni migliori per affrontare questi problemi è spezzare la relazione paritaria, sia per distaccamento fisico, sia per contraddizione (attraverso l’uso di prove incontrovertibili) o consenso popolare di altri elementi egualitari (ovvero una discussione di maggioranza.). La leva di tali meccanismi è la verità, che viene manipolata e che deve essere sottoposta a nuovi metodi di purificazione, epurazione e definizione. Chi manipola gli altri, manipola la verità. La Storia è piena di manipolatori perché il contrasto efficace dei tanti metodi disponibili su base egualitaria è l’attivismo diretto, ovvero il singolo che si attiva per ottenere il cambiamento nella realtà fisica, coinvolgendo gli altri, convincendoli coi fatti e parole, etc.

Paradossalmente, le guerre sono da sempre il modo egualitario che diversi popoli usano per affermare il propria valore, in quanto ogni guerra necessita di rompere l’uguaglianza tra individui per affermare una supremazia che umilia altri umani. Dall’alba dei tempi, i politici di successo sono coloro che studiano e conoscono l’arte della guerra, portando le stesse tecniche e strategie in contesti sociali non violenti. Da qui, il concetto di Nazione, razza, lingua… sono tutti strumenti di potere. Inutili di per sé, ma utili a creare differenze su cui posare i pesi che agiscono sulle leve del potere. L’argomento è ampiamente più complesso.

L’umiliazione è un discorso che ruota intorno al potere. Ogni individuo vittima di umiliazioni che si rivolge a professionisti della psicologia non fa altro che studiare ed applicare regole e strategie che riportano l’individuo ad avere un rapporto più sereno con il proprio potere. Ogni attività umana entrata negli annali è frutto del potere del singolo, in una direzione che riceve il supporto di altri, fino ad affermarsi come azione o pensiero popolare e di massa. Per evitare di essere umiliati, si deve imparare a conoscere il potere in sé stessi (attraverso arti marziali o sport competitivi) od arti e scienze che mirano al controllo della nostra emotività e psiche (teatro, canto, psicologia, linguistica e logica.).

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