L’essere umano è un animale, ed in quanto tale condivide
alcuni meccanismi primordiali, che ne agevolano la sopravvivenza. Il sistema di
reazioni di emergenza è gestito dal nostro sistema nervoso simpatetico. Questa
è una scoperta degli anni 20, quando Cannon definì questa
scoperta, la cui estensione è stata poi migliorata da altri scienziati.
La percezione di pericoli imminenti scatena l’attivazione di
meccanismi di difesa. Quando la difesa non è più sufficiente, od impossibile,
si attiva una modalità aggressiva, che trasforma la difesa in attacco. A questo
si aggiunge il peso della propria psicologia. I nostri sistemi di convinzioni
mentali, ed altri elementi, ci possono portare a favorire determinate risposte,
rispetto ad altre, al momento in cui ci imbattiamo in un emergenza.
Combattere o fuggire?
In Italia, alcuni concetti non sono tanto conosciuti. Questo
in particolare dovrebbe ricevere più attenzione e diffusione. Poiché rappresenta
una conoscenza di base della psicologia
umana, grazie a dei semplici accorgimenti, è possibile notare alcuni
comportamenti, che possono aiutare qualsiasi conversazione o momento critico a
trovare una risoluzione migliore.
In termini psicologici, non ha poi tanta differenza se la
minaccia è un reale pericolo fisico, oppure se è una pressione imposta da
fattori astratti (come la pressione sociale, o la perdita di aspettative.). Quando
una persona è in una condizione di emergenza, ovvero quando la propria
decisione assume un valore critico per la propria sopravvivenza (reale o
percepita,) ecco che il nostro corpo risponde in uno di due modalità: o si
prepara al combattimento, o si prepara a scappare.
Per capire il perché di questo meccanismo, bisogna fermarci
a riflettere. Possiamo immaginare cosa sarebbe potuto succedere ad un essere
umano, nel lontano passato, incapace di rispondere prontamente ad una minaccia
presente ed istantanea? Probabilmente, gli esseri umani troppo lenti sono
morti. Noi siamo la progenie dei tratti evolutivi più adatti alla
sopravvivenza. E questi due tratti (fronteggiare o scappare) sono i vincitori
dell’evoluzione.
Da una parte, possiamo fronteggiare
la minaccia, come nel caso di un estraneo che entra nel nostro territorio, e si
comporta come un bullo. In tal caso, la nostra fisiologia muta, e si prepara al
combattimento: il sangue non va più verso organi che non sono importanti al
momento (come stomaco, viso, vasi capillari ed organi riproduttivi,) ma anzi si
concentra verso gli organi più importanti al momento (come braccia, torso, e
pronta attivazione dei depositi di grassi e zuccheri, essenziali per sostenere
sforzi fisici.).
Tutt’altra storia invece per chi vuole scappare. A volte, correre può fare la differenza tra lo stare
fermo ed il venire mangiato od ucciso. Lo sanno i codardi sul campo di
battaglia, ma lo sa anche il sapiente cacciatore che ha finito le proprie ammonizioni,
e vuole ardentemente ripararsi su un albero, lontano dalle grinfie della bestia
inferocita. In questo caso, i polmoni pompano molta più aria, il battito
cardiaco aumenta, lo sfintere si restringe, e vista e udito perdono le loro
capacità secondarie (la vista diventa a tunnel, e l’audio selettivo.). Il
sangue è necessario nelle gambe, per correre.
Se fossimo macchine che rispondono così solo a paura e
rabbia, saremmo a posto, ma a questo si aggiunge la propria realtà psicologica.
Il motivo per cui ammiriamo determinate figure è proprio quello di riuscire a
reagire in modo calmo e composto, proprio quando “il gioco si fa duro.” Non
necessariamente la soglia di attenzione per queste persone è più alta, sempre
più spesso la differenza la fa la conoscenza.
Se si sa come rispondere
a determinate situazioni, la sicurezza mentale può aiutare a gestire le proprie
emozioni di rabbia o paura. Le emozioni sono solo stimoli, ovvero energia. E
chi sa ghermire questa energia può sfruttare una risorsa extra. Ovviamente, se
una persona viene completamente sommersa dalle emozioni, il suo comportamento è
destinato a cambiare in modo radicale e momentaneo.
Così stando le cose, vediamo subito un applicazione pratica
di tale verità: la consapevolezza, e
le sue conseguenze. Sapendo la natura di tale meccanismo, la prossima volta che
litigherai con qualcuno potresti riuscire a rallentare la tua percezione di
cosa sta succedendo. Man mano che la discussione procede, noterai alcuni
elementi legati al processo di rabbia, o paura. Forse la salivazione si azzera,
o forse la gestualità delle braccia diventa molto più animata, a sostegno di un
tono della voce che aumenta sempre più. Dove sta andando il sangue? Cosa sta
supportando?
Una volta che avrai preso consapevolezza di cosa ti sta
succedendo, ecco che potrai fare qualcosa di nuovo, e mai sperimentato fin’ora:
cambiare il tuo comportamento. Sia avere paura, che essere furibondi,
non aiuta a raggiungere alcun risultato. Alimenta solo giochi psicologici che
sostengono realtà difettose, e destinate a creare complicazioni. Più il
comportamento è regolato e controllato, più si può mantenere un attitudine
aperta ed onesta. La seconda scelta è migliore perché garantisce conseguenze
più trasparenti e definitive, senza intaccare il livello del rapporto. In
futuro, poiché si è mantenuto sempre un rapporto
aperto, potremo tornare sull’argomento.
Se una volta compreso ciò che ti sta succedendo tu modificassi
il tuo comportamento, ecco alcune strategie formidabili, che faranno vertere le
energie delle tue emozioni nel modo giusto, cambiando da subito la tua vita:
- Esprimi le tue emozioni verbalmente – dici verbalmente ed in modo chiaro come ti senti, ed evidenzia la causa ed il processo che innesca la tua reazione.
- Ricorda mentalmente il tuo scopo – le emozioni sono energie che possono sostenere, o lavorare contro, un obbiettivo. Imponendo mentalmente la priorità dello scopo, noterai un istantaneo cambiamento.
- Fai domande all’altra persona legate alla consapevolezza della questione – le stesse cose che fai tu per calmare te stesso, puoi domandarle agli altri nel modo più appropriato alla questione, aiutando l’altra persona a ragionare, ed influenzandone il comportamento (specialmente se noti che le emozioni stanno prendendo il sopravvento.). Puoi anche domandare agli altri se si accorgono che il loro modo di comportarsi ti sta facendo arrabbiare (od impaurire,) dopo chiedi se è questo che vogliono ottenere.
- Mantieni la coerenza – legato al discorso dell’obbiettivo, le emozioni sono tossiche per la nostra attenzione, e fanno deviare molti pensieri e discorsi. Se noti aumentare l’intensità delle emozioni, prenditi qualche secondo di pausa per riconcentrarti mentalmente su cosa sta accadendo nella vostra interazione. Trova l’origine del problema, identifica il problema, e parlate di soluzioni ed implementazione.
- In casi estremi, ammetti di aver bisogno di una pausa – questo è un consiglio che viene fuori dai tavoli dei professionisti. Sia i negoziatori (dalle cui decisioni dipendono le vite di dipendenti od ostaggi,) che i grandi consigli aziendali hanno una cosa in comune. Quando una cosa è troppo grande, o la situazione troppo critica per essere affrontata in questo istante, talvolta è necessario trovare il modo di fare una pausa, per raffreddare i bollenti spiriti o ritrovare la compostezza. Chiedi, se possibile, di fermare la discussione per i suddetti motivi, ma sin da subito concordate un ora (ed un giorno se serve) preciso per ritornare sull’argomento, e discuterne in modo razionale.
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