Quando una persona mente a se stessa od agli altri, è
naturale osservare la nascita di una sensazione spiacevole che accompagna
quella persona per un periodo che può essere più o meno breve. Un senso di
colpa si poggia sul complementare concetto di coscienza,
senza il quale non vi è possibilità di comprendere tale evento. Ricordo che le
persone prive di sensi di colpa, e quindi di coscienza, sono le persone che noi
definiamo affetti da psicopatia.
L’estensione del concetto di colpa rimanda anche ad una
struttura di leggi o regole da rispettare. Non vi può essere un senso di colpa
se non si può fare un confronto con una realtà desiderata, oppure fortemente
sostenuta da una comunità. Si possono pertanto avere sensi di colpa sia durante
il tradimento in una relazione amorosa, sia durante momenti di altissima
tensione come può essere una rivoluzione civile. La nostra mente elabora dei
dati in modo inconscio perché è quello il suo lavoro. Siamo noi che decidiamo
di intervenire sulle emozioni provocate dalla riorganizzazione, ed analisi, di
quei stessi fatti al fine di convivere con noi stessi. Ed ora andiamo a vedere
le tre tecniche più usate per eliminare i
sensi di colpa.
Come cambiare la storia dietro ai fatti.
La situazione più comune per distorcere un evento è il suo
riepilogo. Mi spiego meglio: tutti quanti noi abbiamo un concetto riguardo a
cosa è la “guerra,” ma tale concetto è falso e costruito. Avendo la percezione di ciò che consideriamo
“guerra” tramite immagini, letture o racconti, ecco che noi ci creiamo qualcosa
da giudicare. Anche avendo visto un servizio al telegiornale della guerra, di
certo non siamo in grado di poter esprimere cosa realmente voglia dire vivere
in un tale stato.
Sempre con un esempio dei telegiornali, è facile capire che
per mascherare un senso di colpa, tutto quello che devi fare non è altro che
eseguire censura e selezione dei fatti: se una storia la vuoi raccontare in un
modo diverso, il senso della storia cambia. I nemici diventano eroi, le
principesse da salvare diventano despoti. Come infatti si dice: “la Storia la
scrivono i vincitori.” Puoi fare lo stesso con le tue emozioni!
Prendi le memorie di ciò che è accaduto, e comincia a
riguardare i fatti da un altro angolo. Fatti domande che possano screditare la
tua convinzione, e chiediti invece quali erano le tue alternative. Come mai non
hai fatto altrimenti? Rimuginando in modo positivo sulla questione noterai che
il più delle volte non avrai fatto altro che scegliere la soluzione migliore
per quel tempo e per quelle risorse. Diventerai così la persona che in realtà
voleva solo il bene ed il meglio.
I punti deboli di questa tecnica sono la razionalità (le
storie possono facilmente essere sbugiardate dal ragionamento razionale) e si
rischia di incentivare la propensione a diventare falsi e bugiardi. Usata nel
modo giusto permette grandi cose ed è questa la tecnica preferita dai
giornalisti e politici.
Ripristinare la fiducia in sé attraverso la vaghezza delle proprie idee.
Se vuoi imporre qualcosa a qualcuno, non ti resta che essere
vago. Più sei vago con le parole e concetti che usi, più avrai modo di
incanalare discussioni e significati dove vuoi.
Ogni nostra memoria legata ad emozioni negative tende ad
essere estremamente specifica; la caratterizzazione delle nostre emozioni è
tale da indurre in comportamenti a volte istintivi al fine di presentare
risposte condizionate da memorie od eventi precedenti. Quando vogliamo aiutare
qualcuno a far passare via un brutto momento od una brutta sensazione, vogliamo
agire sull’aspetto emotivo dell’evento, andando a regolare la quantità di
eventi che andiamo ad analizzare. Come in una fotografia, la posizione e la
grandezza degli elementi fotografati incide totalmente sul giudizio finale che
l’osservatore darà alla foto.
Quando usiamo certe parole per descrivere degli eventi,
possiamo essere molto crudi e cruenti con noi stessi! Possiamo credere di essere
dei traditori invece di credere di essere testardi. La definizione legata alle
parole che usiamo andrà a modificare le nostre realtà interne.
Se qualcosa di negativo ti tormenta, riguarda agli eventi e
descrivili con parole diverse. Non fare della cosa un grande “evento,” ma
trasformalo in un “incidente sfortunato.” Non sono state le tue “parole” ad
offendere quella persona, ma la “complessità” dei termini che hai usato. Forse
non sei stato tu ad essere “opprimente,” ma sono gli altri ad essere “chiusi e
bigotti.” Nel dubbio, usa termini generici, cioè vaghi.
Il punto debole dell’essere vaghi non è la specificità degli
eventi, quanto la critica. La nostra
capacità di criticare gli eventi ci permette appunto di dare il giusto peso
agli eventi ed alle situazioni. Il punto di forza della tecnica è la ricorsività
linguistica (od autoreferenzialità, cioè “si può sempre argomentare”) che
necessita di prove e di dimostrazioni reali per discriminare l’irreale
sottinteso dalle parole usate. Questa tecnica è la preferita dalle persone
gentili, che con le parole cercano di raggirarti fino a che non la vedi come
vogliono loro.
Sfrutta i dettagli delle cause che hanno creato il problema!
Io penso che se si debba parlare di come fare a non sentire
il senso di colpa basti rispondere “dai la colpa agli altri!” Ma non è un’azione
così facile come si può pensare. La nostra mente opera a diversi livelli di
consapevolezza, e talvolta tale operazione rischia di non essere preferita. I
vantaggi sono estremamente piacevoli perché aumenta l’onestà degli individui.
Purtroppo lascia queste persone sprovviste anche di uno strumento che, seppur
conosciuto, oggi è diventato un grande perno sociale.
Chi conosce la tecnica dello “scarica barile” può seguire
con leggerezza queste parole, ma chi non ha la minima idea del perché si
dovrebbe dare credito a falsità anziché osservare la realtà, troverà la
risposta nelle proprie emozioni. A volte, mentire a se stessi fa star meglio.
Le dottrine di qualsiasi parte del mondo sono coerenti nel dire che non bisogna
mentire. Le religioni hanno fatto un grande casino con questi concetti, e hanno
ridicolizzato il peso delle decisioni individuali, quindi non è così scontato
che ognuno di noi sappia “mentire” a se stesso nel modo giusto.
Quando una menzogna è momentanea, il risultato ottenuto può
essere una risorsa usata per far leva su altre forze. In questo caso e basta
bisogna intendere che tale tecnica sia utile e tutt’altro che stupida. A volte,
diamo troppo peso alle cose. Questa tecnica è come una valvola di sfogo per la
pressione che accumuliamo. Ci permette di aprire tutto il coperchio, eliminare
qualsiasi ostacolo ai nostri giudizi ed operazioni. Ci libera, ci da forza e ci
da anche un emotivo sbalzo positivo di autostima, perché ci fa apparire
automaticamente come gli unici esseri buoni in un mondo pieno di malvagi.
Questo meccanismo comporta solo il veloce esamine degli
eventi al fine di identificare la “vera” natura delle cause che hanno generato
il problema. In parole più comuni “Non è colpa mia, ma è stata …” Spesso è
usata dai cronici insieme alla minimizzazione
per togliere anche solo la polvere dai grammi degli eventi spiacevoli. Il suo
abuso è totalmente distruttivo per l’individualità, ed imprigiona l’individuo in
uno stato di inettitudine reale.
Il punto debole di questa tecnica è la realizzazione dei
fatti secondo il concetto di causa effetto. Il punto forte della tecnica è il
suo isolamento autonomo. Si può abbracciare questa tecnica e non liberarsene
mai fino in punto di morte. Anche la morte può essere il frutto di un dio reale
che vuole il tuo male e non il tuo bene. La cosa che più colpisce della
complessità umana è che può esistere una tale realtà psicologica anche in chi
accetta elementi deterministici. La plasticità delle nostre convinzioni ci
permette di creare realtà incredibili, e questa capacità è ciò che noi chiamiamo
“immaginazione.”
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