La stanchezza è una condizione di stampo mentale o fisico
che si denota per la sua accentuata spossatezza. La spossatezza è la condizione
di rilascio automatico della tensione che avviene una volta superato un certo
limite fisico. Un individuo sano può provare stanchezza dopo una lunga serie di
esercizi sia di carattere fisico che mentale. Alla stanchezza si rimedia
tramite il riposo, ovvero la sospensione della attività che drena di energie.
Si può anche allungare il riposo fino ad ottenere un ristoro
completo, spesso associato con il dormire. La differenza tra riposo e ristoro
consiste nell’apporto e recupero energetico: il riposo permette di recuperare
la spossatezza fino a rendere di nuovo attivo il corpo o la mente; il ristoro
rigenera le energie nel corpo e nei tessuti usati, ripristinando così il valore
energetico.
Stanchezza fisica: sintomi e rimedi
Ogni attività fisica ha la sua richiesta energetica. Ogni
muscolo ha la propria capacità di resistenza e forza. E sta a noi
razionalizzare gli sforzi, e renderli coerentemente accettabili. Questo deve
essere fatto prima di intraprendere qualsiasi attività, sia essa sportiva che
di stampo quotidiano.
La stanchezza fisica si può prevedere grazie a dei sintomi, i quali
sono le sensazioni a fine giornata: pressione, gonfiore, debilitazione. Sono
alcuni dei possibili avvertimenti. Tutti mandano un messaggio di inadeguatezza
al lavoro loro richiesto.
Per rimediare a tale situazione bisogna controllare i due
fattori in gioco: i fattori esterni ed interni. Per fattori esterni, si intende
la qualità dei materiali, ambienti e alimenti usati per affrontare le attività
ed il ristoro. Alcuni esempi di fattori esterni:
- qualità dell’aria e ricambio d’aria
- scarpe e attrezzatura, o abbigliamento
- cibi, nutrimenti e abitudini alimentari
- condizioni fisiche di altre persone (malattie, attitudini mentali, stress, etc.)
Per fattori interni, si intende ogni qualsiasi cosa è
direttamente sotto il nostro controllo e responsabilità diretta. Alcuni esempi:
- allenamento muscolare e mentale
- metodi usati per raggiungere gli scopi prefissi (strategie o modi di fare)
- metodi usati per raggiungere il ristoro (propria attitudine e controllo emotivo)
- pianificazione di giorni di totale riposo (vacanze, giorni di stacco, etc.)
Il nostro corpo deve essere abituato così ad una serie di
routine, il cui scopo è preservare la qualità stessa delle energie. Raggiungere
tanto con poco, ovvero un vero e proprio piano di economia energetica. Perché
il benessere fisico si raggiunge sommando piccole abitudini corrette una sopra
l’altra. Singolarmente non si percepisce alcun beneficio, ma razionalmente si
capisce che un agire metodico e ragionato permette tante piccole serie di
riposi, che in cambio permettono di avere un corpo più sano. Importantissima è
la qualità dei cibi consumati, perché rappresentano il carburante che si
trasforma in energia. Di più in basso.
Stanchezza mentale: il senso di stanchezza
La nostra mente è un motore che elabora tantissimi impulsi
elettrici. La sua complessità è battuta solo dalla sua efficienza. Può
elaborare tantissimi comandi ed aiutarci a raggiungere i compiti prefissati, ma
può focalizzarsi consapevolmente solo su una cosa alla volta.
Sebbene esistano molte teorie sull’inconscio, e le sue
qualità, la processione di informazioni è un’attività che può richiedere molte
energie mentali. Alcuni esempi sono gli alunni di matematica che hanno fatica
nel procedere nei loro esercizi. In tal caso, assistiamo ad un chiaro esempio
di errato dispendio di energie: un alunno che non sa come procedere deve
individuare la causa del problema, tornare a studiare la regola (o informazione)
che spiega la situazione difficoltosa, e quindi procedere.
Quello che avviene nei casi di stanchezza mentale è spesso
riconducibile ad un mancato nesso
sinaptico. Non sono ancora attivi nella mente tutti quei collegamenti che
permettono alla mente di procedere in modo spedito. La mente non è un muscolo
che viene allenato, ma al contrario è più simile ad una rete, con tanti fili
che si uniscono a parti diverse, annullando le distanze che impediscono di
confrontare le similitudini e le differenze tra vari oggetti o informazioni. E
si possono creare nuovi percorsi neuronali, basta avere pazienza. Ogni volta
che rivediamo nuove informazioni, rafforziamo nuovi collegamenti che altrimenti
decadono.
La nostra mente odia tenere vivi collegamenti che non hanno
un loro significato. Fanno eccezione solo alcuni individui che hanno una
memoria totale, cioè che ricordano tutto e sempre. Questi individui sono da
sempre oggetto di fascinazione scientifica, e le loro “tecniche” oggi vengono
usate nelle mnemotecniche. Queste tecniche sono ottimi esercizi mentali che
permettono di amplificare la capacità della memoria, e come qualunque persona
che curioserà per vedere di quali tecniche si parla, si noterà presto che all’inizio
tali esercizi possono sembrare un grosso sforzo mentale. Ma dopo un abitudine
di più di qualche mese, l’esercizio diventa efficiente, elegante, e tremendamente
utile per tutto il resto della vita.
Eliminare la la stanchezza
mentale è quindi possibile attraverso il solito controllo di fattori
esterni ed interni, con particolare attenzione al livello di zuccheri della
nostra alimentazione. Il cervello è particolarmente ghiotto di zuccheri, e ne
riesce a consumare in grandi quantità. Per questo motivo, uno snack fuori pasto
e zuccherino a volte fa miracoli per le nostre funzioni cerebrali. Questo tipo
di rimedi non deve però essere ritenuto il più utile, perché non evidenzia se
non la necessità di maggior lavoro per semplificare le operazioni mentali che rendono
così dispendioso il lavoro mentale.
Lo studio è la forma di prevenzione più efficiente per
eliminare i casi di spossatezza mentale. Bisogna cioè analizzare la situazione
e le situazioni interessate alla ricerca di inutili dispendi di energie da
eliminare, strategie inefficaci e superflue da terminare o sostituire,
valutando ogni volta la nostra efficienza in termini temporali e di risultati.
Tenere un registro a volte può aiutare a revisionare determinati eventi, per
elaborarne, dopo un ristoro, validi punti di vista.
Stanchezza e sonnolenza: stanchezza cronica
La stanchezza cronica non deve essere confusa con la più
seria sindrome
da fatica cronica. Le sindromi sono
insiemi non ben definiti di sintomi che perdurano nonostante l’ignoranza delle
cause e dei rimedi intrapresi. Troppe volte le persone si abbandonano a
pensieri negativi che li vedono vittime di condizioni simili a vere e proprie
malattie.
Ma una sindrome non è una scelta. Le sindromi sono casi seri
di persone che soffrono in modo continuo. Chi soffre di una sindrome ha già
provato ogni altra alternativa, e rimane solo con i risultati negativi in mano.
Hai già provato a controllare ogni fattore esterno ed interno? Se sì, allora
rivolgiti al tuo medico. Puoi rivolgerti anche se non ne sei affetto, ma giusto
per chiedere consigli o esami per aiutarti ad individuare eventuali aree di
miglioramento fisico, se è il fisico ad essere particolarmente soggetto a
stanchezza cronica.
Il più delle volte però il problema risiede nella vera base,
nelle energie iniziali. Il ristoro non è dovuto solo al dormire, ma anche all’aspetto
nutritivo. Il nostro apparato digerente è parte di una macchina che non dorme
mai. Come ci nutriamo fa un enorme differenza. Ed un alimentazione ricca di
carne, latticini (e derivati,) dolci e altri materiali processati (cioè cotti o
trattati chimicamente e non) cambia la nostra riserva energetica in base alla
quantità di materiale ingerito.
All’alimentazione si uniscono le corrette abitudini
alimentari, come la masticazione.
Questa è un attività molto sottovalutata da gran parte della popolazione. Gli
esseri umani digeriscono i cibi liquefacendo le strutture. Ciò che non viene totalmente
masticato correttamente, e ridotto in poltiglia facilmente assimilabile dal
nostro stomaco, peserà sulle nostre funzioni digestive. Te ne puoi facilmente
accorgere. Non si tratta di masticare più piano, ma in modo più comprensivo. Il
cibo deve essere ridotto in piccoli pezzi, più piccoli. Anche le verdure
necessitano di essere masticate e ridotte ad una sorta di pasta. Deglutire
pezzi “interi” non farà altro che aumentare il dispendio energetico necessario
a digerire l’intera mandata nutrizionale.
A questa condizione di dispendio energetico si accumulano i
latticini, che non vengono digeriti e formano una sorta di colla che impedisce
al tratto digerente di assorbire correttamente le proprietà nutritive, e la
carne che invece non viene propriamente digerita nei suoi contenuti, ma quanto
più “disidratata” e privata dei suoi liquidi interni, man mano che si fa largo
nel nostro intestino.
L’aspetto nutritivo è importante quanto l’apporto di
ossigeno. Bisogna sempre variare e ricambiare le risorse energetiche. La
qualità del nostro carburante determina l’efficienza della nostra macchina
fisica.
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