Come tornare amici durante e dopo un litigio.



tornare amici
La nostra società si fonda sull’aiuto reciproco, sia esso sotto forma di lavoro come dice la Costituzione, che di relazioni sociali. Il nostro futuro non è deciso se non dai legami che creiamo durante la nostra vita, i quali determinano gioie e momenti di sconforto, successi ed insuccessi. L’uomo, creatura non sociale, ha l’opportunità di socializzare per il proprio ed altrui benessere.

In Italia, quando si pensa all’amicizia, è facile pensare alle vecchie conoscenze fatte al liceo, o forse ancora prima alle medie, se non altro a quelle delle elementari, a volte persino dell’asilo. Noi italiani siamo un popolo fortemente contraddistinto dalla tendenza di creare legami diversi da zona in zona, ma tutti tendenti alla solita visione sociale: il rapporto sociale è valido finché beneficia ad entrambi.

Chiamami amico: significato del termine amicizia durante un conflitto.

Ogni persona si può comportare in diversi modi nella nostra società. Le relazioni sociali si differenziano enormemente in Italia e nel mondo, per la loro diversa funzione, qualità ed aspetto. Noi abbiamo un detto: “spesso i veri amici si contan sulle dita di una mano” per evidenziare la complessità del rapporto amichevole. Ma questo post non prevede l’indagine del termine di amicizia stesso, bensì la mutazione del rapporto durante le sue fasi conflittuali.

I conflitti sono inevitabili. In qualsiasi rapporto umano, da opinioni diverse è inevitabile che nasca un confronto. Ed è naturale, così come è naturale che il decorso di tali incontri si condensino in scontri oppure dialoghi. L’amicizia stessa è fortemente messa in discussione durante il dibattito, e dopo, quando i termini potrebbero essere ridefiniti da una od entrambe le parti in gioco.

Ogni litigio ha un inizio, e questo può essere prevenuto da vari fattori. Il modo per prevenire un litigio è un atteggiamento di apertura ed onestà verso gli amici, che così possono basare la propria fiducia nei riguardi di chi non mente né cela mai nulla loro. Ovviamente, non tutto è raccontabile (sia per decisione presa oppure per mal giudizio) e quando le differenze vengono a galla, si innesca uno scontro quando le parti sono fortemente emotive l’una con l’altra, e viceversa un dialogo quando il dibattito è razionale.

Va sottolineata bene l’importanza della fiducia in un rapporto, perché quando due amici litigano si potrebbe mettere in dubbio la fiducia stessa. In tal caso, la complessità del conflitto assume toni ben più critici, che possono far innescare dei meccanismi di difesa che non aiutano mai la discussione, ma che spesso finiscono con essere lo scenario più comune nei rapporti amichevoli.

Alcuni meccanismi di difesa sono:

  • Distorsione –il fatto viene distorto da una od entrambe le parti, che divergono dal parlare (o voler parlare) della Verità per imporre la loro visione. La verità non è mai unilaterale per molti casi complessi, e nei casi estremi lo è solo perché una delle due parti non ascolta minimamente l’altra.
  • Razionalizzazione –un atteggiamento estremamente dannoso e falsamente razionale che sostituisce le proprie emozioni con false scuse o giustificazioni quando una persona ricostruisce l’accaduto. La maggioranza delle persone ha problemi ad esprimere le proprie emozioni anche solo verbalmente, e sopperisce a queste con delle scuse per non esporsi vulnerabile. In tal caso il danno è duplice sia per il rapporto di amicizia che per la persona che razionalizza.
  • Rimozione totale o parziale del problema –abusato da chi ha questa condizione cronica ma anche da chi ne fa uso occasionale: spesso molte persone eliminano completamente il problema dall’equazione. I casi più gravi ignorano persino le cose dette ed affermate anche 5 minuti o secondi prima, durante l’interazione. Questo atteggiamento è forse tra i più gravi, che richiede la prova schiacciante dei fatti, ed il supporto psicologico necessario a rivedere questo meccanismo pericolo per il soggetto, che a lungo andare incapperà in successivi inconvenienti.
  • Proiezione/Spostamento –alternativa davvero scomoda propria di molte persone manipolatrici che sfruttano un processo correttamente utile ai fini razionali per deviare invece le proprie emozioni negative. Un esempio è la persona che anziché dire di provare paura da la colpa del conflitto alla situazione fisica/ambiente o all’oggetto della discussione stessa. Razionalmente, ha senso ed è giusto attribuire alle giuste parti la propria colpa od influenza, ma chi "proietta" senza ammettere le proprie emozioni fa un danno alla relazione, in quanto omette particolari importanti che permettono di manipolare coscientemente o meno (quasi sempre consapevolmente) il risultato della interazione.

Quando si accendono dei diverbi tra amici, sarebbe davvero utile fermarsi per stabilire la gravità della situazione. Scegliere un tempo per affrontare l’argomento è sempre consigliabile, ma a volte può diventare scomodo per chi non ha ancora l’abitudine di gestirei conflitti secondo un modello strategicamente valido. In tal caso, allentare il più possibile l’emotività della situazione è imperativo, e richiede sforzi da entrambe le parti.

Per sopravvivere al più feroce dei litigi, ecco come ci si può comportare ottenendo buoni risultati. Innanzitutto, permettere agli altri di sfogarsi è essenziale, perché prima di parlare delle proprie emozioni, è bene esprimerle. Se permetti all’altra persona di dirti tutto quello che pensa senza interromperla (ma anzi incoraggiandola in modo non provocatorio od offensivo/ridicolizzante) otterrai una buona scarica delle energie della persona amica. Questo è un metodo lungo a volte, ma necessario per chi non è abituato a gestire i conflitti nel modo più metodico esposto nel link sopraindicato.

relazioni sociali
Quando la persona ha ultimato la propria verbalizzazione, possono succedere tante cose, tra cui il tentativo di concludere il rapporto o fisicamente lasciare il posto ed andarsene. In questo momento, c’è bisogno di asserire la nostra posizione. Quando l’altra persona ha esaurito la carica emotiva, è più pronta a recepire i messaggi razionali, quindi se chiedi di aspettare o di ascoltarti, hai più possibilità di ottenere una risposta positiva e collaboratrice. In altro caso, dovrai essere un po’ più decisa e fisicamente ricercare il confronto diretto, per far capire che vuoi discuterne pacificamente, ma senza ignorare la cosa. Se l’altra persona ignora ancora e scappa, l’immaturità della persona è troppo elevata per essere gestita da chi non ha ulteriori conoscenze psicologiche (seppur di base.). Si può fare solo tanto per un amico, ma nessuno deve fare lo psicologo di nessuno. Ognuno ha le proprie responsabilità per il proprio comportamento da cui devono sorgere delle conseguenze.

Gestendo un conflitto tra amici, si è spesso facile preda di tattiche e strategie manipolatorie, come il ricatto psicologico, istigare sensi di colpa e via dicendo. Anche queste tattiche devono essere riconosciute, affermate e negate nella loro interezza. Tali comportamenti non sono da persone amichevoli, ed ogni azione negativa logora il rapporto, minando l’integrità del rapporto stesso. Il rispetto deve essere sempre mantenuto.

Dopo che una persona esprime le proprie emozioni, è fondamentale ripetere quello che abbiamo sentito per praticare l’ascolto attivo, ovvero far capire agli altri che abbiamo ascoltato ciò che hanno detto. L’ascolto attivo è inoltre utile per individuare la presenza di eventuali meccanismi di difesa. In tal caso, si può nominare il tipo di problema per mettere a nudo la tattica manipolatoria/difensiva, suggerire supporto psicologico (con il giusto tatto nel momento opportuno, una volta più in là, superata la difficoltà) o continuare la discussione. Si deve perseguire un dialogo onesto bilaterale.
 
Per individuare il problema bisogna affrontare razionalmente il processo degli eventi, passando dalla causa al momento critico. In tal caso si potrebbero scoprire i motivi che hanno interessato l’altra persona ad agire o pensare in modo diverso dal nostro. Lo scopo è trovare e ricondurre tutto al reale filone di partenza: il contratto sociale della vostra unione.

Quando due persone hanno motivi diversi per opinioni diverse, hanno sempre la possibilità di trovare uno scopo unico che va bene ad entrambi. Se la vostra non è una questione troppo divergente, potrete sempre promuovere una risoluzione che va bene ad entrambi, sia perché prevede una collaborazione verso un obbiettivo fisico comune, sia perché rappresenta un compromesso in cui entrambe le parti cedono parte dei loro diritti per permettere alla vostra amicizia di sopravvivere. Come si fa tutto questo? In modo semplice. Anche partendo dalla domanda: cos’è più importante per te, l’amicizia od il problema? (la classica domanda che viene fatta dalla ragazza che vede il proprio ragazzo fannullone, e viceversa.)

Fare domande è molto utile a scoprire ciò che serve sapere per trovare una risoluzione pacifica. Lo scopo è sempre quello di mantenere i rapporti con quella persona. Se anche l’altra persona vuole continuare ad essere nostra amica, non dovremo far altro che invitarla a collaborare. Ed una volta passata la tempesta emotiva, ci sarà tempo e spazio per affrontare il problema.

Durante il momento della risoluzione, la conversazione deve essere onesta ed aperta. È tuo diritto e dovere stabilire le tue richieste, e fare le tue concessioni. Non si può aver tutto, ma non è giusto neanche aver nulla senza averci ragionato insieme consapevolmente. A volte invece non ha proprio senso imporre dei limiti, ma può essere utile rimandare la discussione ad altro luogo e momento per permetterci di creare nuove soluzioni. Si può fare delle prove, rinegoziando i termini nel tempo.

A volte troverai utile fare dei piccoli preamboli, altre volte sarai consapevole di non saper come esprimerti, ma fallo al modo delle migliori delle tue possibilità. Enuncia sempre bene il motivo e lo scopo delle tue richieste e concessioni; esprimi liberamente i tuoi desideri e le emozioni negative o positive che provi durante il dibattito risolutivo; ricerca sempre la collaborazione amichevole e non aver paura di chiedere aiuto. Mantieni una prospettiva razionale per quanto riguarda l’aspetto pratico dei termini di esecuzione (cioè sappi sempre cosa genera cosa, cioè le cause e gli effetti dei problemi e delle soluzioni in gioco) ed avrai stabilito un nuovo contratto di amicizia ben più solido del precedente. Ogni amicizia è basata su un contratto (non scritto, il più delle volte,) che di tanto in tanto è bene rispolverare e rendere evidente prima di perdere totalmente i contatti con tale amico od amica.

Riprendere i legami con gli altri prevede gli stessi identici passi sopra descritti, magari solo un po’ più di coraggio per superare la ritrosità di un eventuale amarezza od altro meccanismo difensivo che potrebbe in tal caso interessare te, e non l’altra persona.

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