Ogni essere umano si fa un idea di come va il mondo. Alcuni
individui trovano sostegno nella razionalità delle leggi di natura. Alcune
persone preferiscono seguire l’irrazionalità delle proprie emozioni. Tutti
quanti abbiamo la possibilità di pensare, ovvero di computare ed elaborare
degli input sensoriali grezzi, ed applicare vari processi mentali, capaci anche
di creare scenari e soluzioni.
La nostra mente è selettiva quando deve operare. Attraverso
quelle che ci sembrano emozioni, una vasta scala di informazioni è condensata
in intuizioni e sensazioni. Percepiamo regolarità ed irregolarità semplicemente
anche senza pensare. E quando qualcosa non ci quadra, possiamo avere una
sensazione negativa forte o debole.
Come si soffre di indecisione, e come se ne profitta.
Una persona indecisa è sempre soggetta ad un contrasto interiore. La più semplice
forma dell’indecisione nasce proprio da un paragone, sia che esso sia fatto a
livello sensoriale e percettivo, oppure a livello di pensiero. Possiamo infatti
essere indecisi sulla lunghezza precisa di due oggetti, se abbiamo misurato
usando la spanna come unità di misura; e possiamo esserlo anche nello scegliere
con quale potenziale partner ci conviene passare più tempo, nel mentre
scegliamo chi deve andare, e chi restare.
Come si sa, l’indecisione
è un emozione secondaria.
Quest’informazione è importante per più motivi. Innanzitutto, non essendo un
emozione primaria, ovvero diretta (come rabbia, paura, sorpresa, etc.,) ci
possiamo sempre rifare agli oggetti causa dell’indecisione stessa. Per chi
vuole uscire dall’indecisione, la pratica è sempre la stessa: tornare a
valutare meglio i dati di fatto da cui derivano le sensazioni spiacevoli, e usare
un metro di valutazione giusta. Questa è anche un approccio aziendale, se
vogliamo.
A volte però, le persone possono diventare indecise anche in
qualità di un meccanismo di difesa. L’indecisione è perfetta per chi non si vuole
prendere le proprie responsabilità. E questo può confondere le idee, in quanto
un atto di indecisione non fa diventare quella persona indecisa, ma l’utilizzo
inconsapevole di tale strategia ci permette di quantificare le effettive
opportunità perse. E quando nel tempo sono state perse più occasioni di quante
non ne siano state prese, allora siamo di fronte ad una persona con un
problema. Il cambiamento implica un rischio, e chi non vuole cambiare, spesso
diventa indeciso. Un caso storico è il famoso imperatore romano Fabio Massimo,
detto il Temporeggiatore.
In tutta risposta, si accodano i manipolatori che usano l’indecisione
come un arma. Chi si trova ad essere indeciso può provocare una pressione sociale che riordina gli
equilibri sul campo. Quando deve essere presa una decisione di gruppo, si può
far leva sulla propria indecisione per far scattare le risposte di altri
individui con un temperamento poco socievole, oppure per tenere sotto scacco le
mosse dei componenti del gruppo stesso. In tal caso, il manipolatore accetta di
correre il rischio di gestire le conseguenze della propria falsa indecisione.
Il problema dell’indecisione non è sempre facile da
risolvere. A volte, può richiedere tempo per superare un determinato periodo. La
forza richiesta per superare un tale problema è quella legata alle proprie
radici, a ciò che riteniamo importante ed alle nostre conoscenze. La nostra
mente è sempre grata di apprendere cose nuove ed interessanti. Sta all’individuo
stimolare se stesso per apprendere cose nuove e stuzzicanti. Chi ha una mente
creativa, ovvero una vasta conoscenza, ha sempre meno problemi a gestire l’indecisione
rispetto a qualcuno che ne soffre in modo cronico.
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