Capitano spesso durante i periodi negativi. A volte sono
fissazioni, altre volte sono divagazioni in risposta a determinati stimoli
(come può essere lo stress.). In tutti i casi, incuriosiscono per la loro
persistenza e consistenza.
Stiamo parlando di pensieri ossessivi, ovvero di pensieri
recidivi che si ripresentano più volte nella nostra mente. Il loro impatto è
negativo quanto un incubo ad occhi aperti, e la loro forma può variare dalla
semplice riproduzione verbale fino ad una serie di flash visivi interni.
Capire i pensieri ossessivi e la loro struttura
Così come ogni cosa che avviene nella nostra testa, anche i pensieri ossessivi hanno un inizio ed
una fine. È importante guardare all’inizio per toglierci ogni curiosità, ma
spesso quello che ci interessa davvero è la struttura del pensiero stesso.
In tutti i pensieri ossessivi esistenti, dai pensieri sulla
morte ai pensieri che ti fanno star sveglio di notte, possiamo osservare una struttura interna. Questa struttura si
rifà non solo al perché della loro esistenza (la causa) ma soprattutto al loro
messaggio (a cosa servono) e al loro equilibrio (presenza o meno di fallacie
logiche e bias cognitivi.).
Alcuni pensieri costanti si presentano in modo ritualistico,
e a volte servono all’individuo come sostituti di determinati processi per
ottenere determinati risultati. A volte invece, rappresentano residui di
processi dove alcuni pezzi o persone sono venuti meno, e il reiterarsi dei
pensieri rappresenta la volontà conscia o meno di ottenere lo stesso risultato.
In tal caso si parla di un rifiuto di
adattarsi alla realtà attuale.
I pensieri ossessivi tentano di cristallizzare una realtà,
per sfuggire alle regole del tempo e del cambiamento. Alcune paure si
condensano in tali forme perché non vengono processate compiutamente. In altre
parole, si può aver paura della paura stessa di qualcosa, e questo corto circuito a sua volta può tradursi
in un pensiero ossessivo. Questo è un caso di fallacia logica di applicazione
di principio a se stesso.
Esistono invece pensieri che rappresentano solo inveterate
emozioni racchiuse e compartimentalizzate, ovvero delle semplici bolle di
sapone. A volte possono essere facilmente eliminati (o meglio riequilibrati)
dalla semplice esperienza diretta.
Un esempio pratico è chi crede di avere una voce orribile. Pur essendo vero che
una voce umana può essere vittima di determinate patologie o brutte abitudini,
ogni voce mantiene un suo caratteristico timbro vocale che la rende unica.
Grazie alle tecnologie di oggi, ascoltare la propria voce è
facile. E basta esporsi alla propria voce per un periodo di svariati giorni per
normalizzare la propria percezione, fino ad arrivare possibilmente a giudicare
la nostra voce dopo un più lungo periodo. In tal caso, superato l’iniziale shock
mentale, diverrà facile capire come poter migliorare quello che un tempo era
visto come un limite assoluto.
I pensieri sono elementi
mentali che rappresentano informazioni e conoscenze. A volte le
informazioni sono incorrette, altre volte sono distorte o incomplete. Credere
troppo ai propri pensieri ci può portare ad escludere l’evidenza dei fatti, e a
credere a cose completamente inventate come se fossero realtà scritte nella
pietra.
Per affrontare tali disagi basta un po’ di perseveranza, e
se proprio non si riesce a rimettere ordine nei propri pensieri, allora si può
pensare di consultare uno specialista. In tutti i casi, l’unica persona che
svolgerà il lavoro sarà la persona che si auto-infligge questi limiti, perché la
mente non è stata progettata per essere usata da altri che non il possessore
originale.
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