Stanchezza cronica: di cosa stiamo parlando?




stanchezza cronica
La stanchezza è una condizione di stampo mentale o fisico che si denota per la sua accentuata spossatezza. La spossatezza è la condizione di rilascio automatico della tensione che avviene una volta superato un certo limite fisico. Un individuo sano può provare stanchezza dopo una lunga serie di esercizi sia di carattere fisico che mentale. Alla stanchezza si rimedia tramite il riposo, ovvero la sospensione della attività che drena di energie.

Si può anche allungare il riposo fino ad ottenere un ristoro completo, spesso associato con il dormire. La differenza tra riposo e ristoro consiste nell’apporto e recupero energetico: il riposo permette di recuperare la spossatezza fino a rendere di nuovo attivo il corpo o la mente; il ristoro rigenera le energie nel corpo e nei tessuti usati, ripristinando così il valore energetico.

Stanchezza fisica: sintomi e rimedi



Ogni attività fisica ha la sua richiesta energetica. Ogni muscolo ha la propria capacità di resistenza e forza. E sta a noi razionalizzare gli sforzi, e renderli coerentemente accettabili. Questo deve essere fatto prima di intraprendere qualsiasi attività, sia essa sportiva che di stampo quotidiano.

La stanchezza fisica si può prevedere grazie a dei sintomi, i quali sono le sensazioni a fine giornata: pressione, gonfiore, debilitazione. Sono alcuni dei possibili avvertimenti. Tutti mandano un messaggio di inadeguatezza al lavoro loro richiesto.

Per rimediare a tale situazione bisogna controllare i due fattori in gioco: i fattori esterni ed interni. Per fattori esterni, si intende la qualità dei materiali, ambienti e alimenti usati per affrontare le attività ed il ristoro. Alcuni esempi di fattori esterni:

  • qualità dell’aria e ricambio d’aria
  • scarpe e attrezzatura, o abbigliamento
  • cibi, nutrimenti e abitudini alimentari
  • condizioni fisiche di altre persone (malattie, attitudini mentali, stress, etc.)


Per fattori interni, si intende ogni qualsiasi cosa è direttamente sotto il nostro controllo e responsabilità diretta. Alcuni esempi:

  • allenamento muscolare e mentale
  • metodi usati per raggiungere gli scopi prefissi (strategie o modi di fare)
  • metodi usati per raggiungere il ristoro (propria attitudine e controllo emotivo)
  • pianificazione di giorni di totale riposo (vacanze, giorni di stacco, etc.)


Il nostro corpo deve essere abituato così ad una serie di routine, il cui scopo è preservare la qualità stessa delle energie. Raggiungere tanto con poco, ovvero un vero e proprio piano di economia energetica. Perché il benessere fisico si raggiunge sommando piccole abitudini corrette una sopra l’altra. Singolarmente non si percepisce alcun beneficio, ma razionalmente si capisce che un agire metodico e ragionato permette tante piccole serie di riposi, che in cambio permettono di avere un corpo più sano. Importantissima è la qualità dei cibi consumati, perché rappresentano il carburante che si trasforma in energia. Di più in basso.

Stanchezza mentale: il senso di stanchezza

La nostra mente è un motore che elabora tantissimi impulsi elettrici. La sua complessità è battuta solo dalla sua efficienza. Può elaborare tantissimi comandi ed aiutarci a raggiungere i compiti prefissati, ma può focalizzarsi consapevolmente solo su una cosa alla volta.

Sebbene esistano molte teorie sull’inconscio, e le sue qualità, la processione di informazioni è un’attività che può richiedere molte energie mentali. Alcuni esempi sono gli alunni di matematica che hanno fatica nel procedere nei loro esercizi. In tal caso, assistiamo ad un chiaro esempio di errato dispendio di energie: un alunno che non sa come procedere deve individuare la causa del problema, tornare a studiare la regola (o informazione) che spiega la situazione difficoltosa, e quindi procedere.

Quello che avviene nei casi di stanchezza mentale è spesso riconducibile ad un mancato nesso sinaptico. Non sono ancora attivi nella mente tutti quei collegamenti che permettono alla mente di procedere in modo spedito. La mente non è un muscolo che viene allenato, ma al contrario è più simile ad una rete, con tanti fili che si uniscono a parti diverse, annullando le distanze che impediscono di confrontare le similitudini e le differenze tra vari oggetti o informazioni. E si possono creare nuovi percorsi neuronali, basta avere pazienza. Ogni volta che rivediamo nuove informazioni, rafforziamo nuovi collegamenti che altrimenti decadono.

stanchezza mentale
La nostra mente odia tenere vivi collegamenti che non hanno un loro significato. Fanno eccezione solo alcuni individui che hanno una memoria totale, cioè che ricordano tutto e sempre. Questi individui sono da sempre oggetto di fascinazione scientifica, e le loro “tecniche” oggi vengono usate nelle mnemotecniche. Queste tecniche sono ottimi esercizi mentali che permettono di amplificare la capacità della memoria, e come qualunque persona che curioserà per vedere di quali tecniche si parla, si noterà presto che all’inizio tali esercizi possono sembrare un grosso sforzo mentale. Ma dopo un abitudine di più di qualche mese, l’esercizio diventa efficiente, elegante, e tremendamente utile per tutto il resto della vita.

Eliminare la la stanchezza mentale è quindi possibile attraverso il solito controllo di fattori esterni ed interni, con particolare attenzione al livello di zuccheri della nostra alimentazione. Il cervello è particolarmente ghiotto di zuccheri, e ne riesce a consumare in grandi quantità. Per questo motivo, uno snack fuori pasto e zuccherino a volte fa miracoli per le nostre funzioni cerebrali. Questo tipo di rimedi non deve però essere ritenuto il più utile, perché non evidenzia se non la necessità di maggior lavoro per semplificare le operazioni mentali che rendono così dispendioso il lavoro mentale.

Lo studio è la forma di prevenzione più efficiente per eliminare i casi di spossatezza mentale. Bisogna cioè analizzare la situazione e le situazioni interessate alla ricerca di inutili dispendi di energie da eliminare, strategie inefficaci e superflue da terminare o sostituire, valutando ogni volta la nostra efficienza in termini temporali e di risultati. Tenere un registro a volte può aiutare a revisionare determinati eventi, per elaborarne, dopo un ristoro, validi punti di vista.

Stanchezza e sonnolenza: stanchezza cronica

La stanchezza cronica non deve essere confusa con la più seria sindrome da fatica cronica.  Le sindromi sono insiemi non ben definiti di sintomi che perdurano nonostante l’ignoranza delle cause e dei rimedi intrapresi. Troppe volte le persone si abbandonano a pensieri negativi che li vedono vittime di condizioni simili a vere e proprie malattie.

Ma una sindrome non è una scelta. Le sindromi sono casi seri di persone che soffrono in modo continuo. Chi soffre di una sindrome ha già provato ogni altra alternativa, e rimane solo con i risultati negativi in mano. Hai già provato a controllare ogni fattore esterno ed interno? Se sì, allora rivolgiti al tuo medico. Puoi rivolgerti anche se non ne sei affetto, ma giusto per chiedere consigli o esami per aiutarti ad individuare eventuali aree di miglioramento fisico, se è il fisico ad essere particolarmente soggetto a stanchezza cronica.

Il più delle volte però il problema risiede nella vera base, nelle energie iniziali. Il ristoro non è dovuto solo al dormire, ma anche all’aspetto nutritivo. Il nostro apparato digerente è parte di una macchina che non dorme mai. Come ci nutriamo fa un enorme differenza. Ed un alimentazione ricca di carne, latticini (e derivati,) dolci e altri materiali processati (cioè cotti o trattati chimicamente e non) cambia la nostra riserva energetica in base alla quantità di materiale ingerito.

stanchezza e sonnolenza
All’alimentazione si uniscono le corrette abitudini alimentari, come la masticazione. Questa è un attività molto sottovalutata da gran parte della popolazione. Gli esseri umani digeriscono i cibi liquefacendo le strutture. Ciò che non viene totalmente masticato correttamente, e ridotto in poltiglia facilmente assimilabile dal nostro stomaco, peserà sulle nostre funzioni digestive. Te ne puoi facilmente accorgere. Non si tratta di masticare più piano, ma in modo più comprensivo. Il cibo deve essere ridotto in piccoli pezzi, più piccoli. Anche le verdure necessitano di essere masticate e ridotte ad una sorta di pasta. Deglutire pezzi “interi” non farà altro che aumentare il dispendio energetico necessario a digerire l’intera mandata nutrizionale.

A questa condizione di dispendio energetico si accumulano i latticini, che non vengono digeriti e formano una sorta di colla che impedisce al tratto digerente di assorbire correttamente le proprietà nutritive, e la carne che invece non viene propriamente digerita nei suoi contenuti, ma quanto più “disidratata” e privata dei suoi liquidi interni, man mano che si fa largo nel nostro intestino.

L’aspetto nutritivo è importante quanto l’apporto di ossigeno. Bisogna sempre variare e ricambiare le risorse energetiche. La qualità del nostro carburante determina l’efficienza della nostra macchina fisica.

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