Una delle tecniche ipnotiche più basilari per controllare se
stessi e gli altri è il respiro. Questa funzione di base del nostro organismo
ha una vasta ed estesa applicazione agli scopi terapeutici e del benessere. La
salute dipende dalla qualità della vita, e non è un caso che la qualità
dell’aria è un fattore altrettanto importante.
Controllare il respiro, e sapere come beneficiare del suo
utilizzo, fa la differenza. Nella vita di tutti i giorni, l’aria che consumiamo
per sostenere le nostre azioni viene inalata inconsapevolmente. Espirazione e
ispirazione sono gesti autonomi, che garantiscono la nostra vitalità di base.
Questa vitalità può essere aumentata.
Trovare la serenità: una rapida ascesa del controllo.
Il nostro corpo prende energie dal cibo di cui ci nutriamo,
dall’aria che respiriamo, dalla qualità dell’igiene con cui ci curiamo, e dalle
nostre abitudini. Quest’ultima voce potrebbe risultare perlomeno curiosa,
quindi investighiamola insieme. Le nostre abitudini influiscono su tutti gli
altri fattori: il modo di ragionare, la nostra postura, lo stile di vita, etc.
Ogni cosa che ripetiamo incessantemente ha la sua influenza.
Capire come ritrovare
la serenità vuol dire accorgersi di ciò che ci turba, ci fa perdere la
concentrazione ed il controllo. La serenità
è uno stato mentale di perfetto equilibrio tra comprensione e controllo delle
nostre facoltà mentali, emotive e fisiche. Una persona serena gode di ciò che
ha, non è turbata da ciò che non ha, e non è facilmente mossa da desideri.
La serenità è pericolosa per la disciplina, perché una vita
senza regole è una vita sciatta. L’assenza di serenità è pericolosa per la
vita, perché una persona incapace di trovare il proprio equilibrio è una
persona imprevedibile. Chi è privo di un proprio centro di gravità, può godere di un periodo di falsa euforia, ma
sulla lunga distanza l’unico capolinea è l’autodistruzione, o la distruzione in
sé. Il motivo è semplice: ogni persona ha bisogno di certezze, e prima o poi,
la mente si ancora a qualcosa.
Le filosofie orientali sono state alcune tra le più famose
ad essersi interessate del respiro, e come ogni filosofia, lo scopo delle
ricerche era il sapere in sé: la massima conoscenza. Una conoscenza del bene e
del male, che trova nel controllo di sé la massima espressione. Diverse sono le
filosofie che abbracciano i concetti del controllo di sé: dallo yoga alle
discipline marziali, passando per le religioni taoiste fino alla dottrina
buddhista. Ognuna di queste (e le altre che non sono citate) hanno punti di
vista differenti e punti in comune. Il controllo
del respiro è tra questi ultimi.
Perché il controllo del respiro è così importante per la
filosofia o per trovare la serenità stessa? Quale potrebbe essere mai il
vantaggio di gestire una cosa che già conosciamo sin dalla nascita? Come si
arriva alla serenità direttamente senza stare a pensare al respiro od altre
cose “secondarie”? Tutte queste domande sono collegate.
Partendo dall’ultima, quando noi cerchiamo di trovare il
trucco, o di prendere la scorciatoia, o sperimentiamo cose nuove, nel tentativo
di ritrovare qualcosa che abbiamo perso, o che non sappiamo trovare, ci
sbilanciamo. Compiamo cioè quell’errore iniziale della mancata preparazione. Un
respiro profondo è diverso dal
respiro veloce. Un respiro troppo veloce può innescare nel corpo una risposta
ansiogena: tachicardia, ansia, nervosismo, giramento di testa, paura.
Se ti fermi a considerare differenti tipi di respirazione,
puoi scoprire che il modo in cui respiri determina alcuni importanti momenti
della tua vita: lo sbadiglio fa entrare più ossigeno nei tuoi polmoni,
cambiando la riserva d’aria contenuta nelle parti basse del torace; l’apnea
scatta automaticamente in quei momenti di acuta concentrazione; dopo un momento
critico si tira “un sospiro di sollievo.” Imparare a controllare il respiro
vuol dire esplorarne gli effetti.
Resta però il nesso principale. Cosa collega il respiro alla
serenità? La risposta è breve. Il respiro è una funziona fisicamente centrale
del nostro organismo, ed è collegata a quel muscolo piatto chiamato diaframma,
che determina l’ampiezza e l’estensione dei polmoni stessi. Concentrandoti sul
controllo del diaframma, ed assumendo una corretta postura, si genera una
condizione ottimale per la funzione dei polmoni. Detto semplicemente: durante la
nostra vita quotidiana, i nostri polmoni non sono messi nella condizione
fisica di funzionare al 100%.
Lo yoga ci insegna il controllo
del corpo, la disciplina fisica che si impone sulla mente, forgiandola. Lo yoga kundalini ha una
storia collegata con il controllo del respiro. Se conosci l’inglese,
leggi la pagina inglese di wikipedia perché quella italiana non ha ancora molte
traduzioni. Quando pratichi yoga, anche se ad un corso di palestra, lo scopo è
quello di porre il corpo in posizioni di stretching o leggero sforzo, senza
però causare sofferenza, per massimizzare la capacità di ossigenazione dei
tessuti muscolari. Respiro, pose e movimenti sono interconnessi. E vanno
trattati come tali.
Il pranayama
è invece quel ramo di esercizi puramente dedicati al controllo del respiro. Su
Youtube, cerca qualche esercizio di pranayama o di yoga kundalini, e troverai
facili esercizi che puoi fare anche da seduto. Senza strafare, basta ricordarsi
che abbracciando cose nuove, basta un po’ di buonsenso ed impegno. Facendo le
proprie ricerche personali sugli aspetti che non ci tornano a pieno, puoi
comprendere od approfondire le tematiche che ti servono. La calma e la pazienza
sono le tue migliori armi nel viaggio verso la conoscenza.
Per l’inizio del viaggio ti consiglio un esercizio veramente molto semplice,
che ti permetterà di avere un controllo veloce su di te. A bocca chiusa,
respirando solo attraverso le narici, ecco il respiro profondo e prolungato:
- Assumi una posa corretta da seduto, con la schiena perfettamente perpendicolare al terreno (la classica posa a 90 gradi senza poggiare su alcuno schienale se usi una sedia.).
- Se su una sedia, mani e gambe sono predisposte in modo parallelo, ovvero senza essere incrociate, nella posa naturale con le braccia a lato o con i palmi che riposano sulle rispettive gambe. Se per terra, puoi incrociare le gambe per stare più comodo e stabile; credo che tutti conoscano la posa a terra con le gambe incrociate, ovvero la posa tipica del monaco buddhista. Non hai bisogno di accavallare le gambe in modi strani, incrociale in modo comodo per fare questo esercizio.
- Assicurati di tenere la gabbia toracica ben eretta e pronunciata. Un altro modo di spiegare questo passaggio è quello di dire “petto in fuori.” Senza modificare troppo la normale curvatura della schiena (ti accorgi se la nuova posizione crea stress alla colonna vertebrale,) accertati di alzare quanto basta il petto per tenere alto il torace. Porta invece il mento verso il basso (verso il punto in cui si uniscono le clavicole e lo sterno.). Lo scopo per cui abbassi il mento è solamente quello di distendere i muscoli posteriori del collo, e quelli leggermente a lato. Sentirai tendere leggermente questi muscoli, quindi agisci con cautela. Questa posizione permette ai vasi sanguigni di funzionare in modo completo, ed attiva anche le ghiandole linfatiche presenti nel collo.
- Se la posizione è stata raggiunta in modo corretto, noterai che è facile per te rilasciare il diaframma (cioè sentire la pancia che “viene fuori” quando ispiri.). Se non senti questo cambiamento naturale, allora prova ad alzare un altro po’ il torace. Un'altra causa comune è il mancato rilassamento muscolare del ventre. Premesso che ti stai concentrando sul tenere alto il torace, e senti anche il collo leggermente teso, puoi tranquillamente prenderti il tempo necessario ad esplorare queste nuove sensazioni. Hai ancora il totale controllo sugli altri muscoli. Se rilasserai tutti gli altri muscoli tranne quelli citati sopra, respirando il tuo diaframma si rilasserà facilmente in fase di ispirazione. (Specialmente rilassandolo dopo aver controllato l’espirazione. Vedi passi successivi.)
- Una volta inspirato completamente, inizia l’espirazione. Non avere pause né quando inspiri, né quando espiri. Fai uscire tutta l’aria che hai, e lascia che i polmoni si riempiano in modo automatico, quando, una volta finito di espirare, rilasserai il diaframma stesso. Non c’è alcun bisogno di sforzarsi ad ispirare se la posizione è corretta. Rilassandoti, l’aria entrerà naturalmente nei polmoni. Cerca di trovare una velocità che ti permetta di gustare il respiro stesso. Noterai presto che la sensazione è differente dal respiro normale. Un altro modo di spiegare questo passaggio è questo: controlla l’espirazione, e svolgila in modo totale; rilassati per ispirare.
- Inizia ora il vero esercizio, applicando il blocco diaframmatico. Funziona così: durante la fase finale dell’espirazione il diaframma sale, dandoti quella sensazione di pressione verso l’interno (o verso l’alto, a seconda di come lo vuoi descrivere.). Se contrai di più il muscolo diaframmatico, spingerai ancora più aria fuori dai polmoni, e sentirai che l’espirazione continuerà, anche dopo un apparente carenza di ossigeno nei polmoni. Quando senti che non hai più aria, cerca di tirare ancora più dentro il diaframma completando il “blocco,” e poi rilassa il muscolo. Puoi cominciare ad inspirare, oppure mantenere il vuoto, ed eseguire un Uddiyana Bandha come dimostrato in questo video da un minuto. Prima di eseguire qualsiasi esercizio di yoga, che puoi vedere online o dal vivo, ti consiglio di indagare bene, perché come si vede in questo video, certi livelli si raggiungono con pratiche di anni. Tu non hai minimamente bisogno di avvicinarti ora a questi livelli, perché all’inizio beneficerai anche solo da un leggero impegno. Chi pratica lo yoga insegue benefici ulteriori, ed è normale spingersi a fare sempre meglio nel tempo. Il video serve a riassumere visivamente parte dell’esercizio. Nota anche che non hai bisogno di piegare il collo più in basso come fa la ragazza del video. Sicurezza ed assenza di stress fisico devono essere le tue guide nel trovare i tuoi limiti e rispettarli. Potrai lavorare sui tuoi limiti se li rispetti, e li conosci.
- Respira in questo modo rilassato e completo per un periodo di almeno 2 minuti, fino a 5, per un livello principiante. Le primissime volte, non sapendo controllare il blocco diaframmatico è normale che effettuerai alcune pause involontarie, perché forse non riuscirai immediatamente ad espellere l’aria, e contrarre dentro il diaframma senza doverti concentrare, rallentando. Di solito, quando si prova la novità, possono servire uno o due giorni di prova, per padroneggiare il diaframma. Quando riuscirai a fare respiri completi con conseguente e leggera spinta ulteriore del diaframma verso l’interno, (giusto una piccola spinta extra finale) durante l’espirazione, potrai impegnarti a fare respiri lunghi, completi (mi raccomando senza pause od apnee,) sprigionando così un naturale senso di benessere. Lo sentirai sia nel collo, per via dell’attivazione delle ghiandole e della secrezione della tiroide, che a livello generale con una sensazione di calma.
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