La mente umana è uno strumento complesso, e non
completamente sondato dalla scienza umana. Là dove scienza e misticismo si
dividono, esistono ancora zone franche. Queste zone sono i limiti che dividono
il reale dal surreale, la realtà fisica dall’immaginazione. Il processo
decisionale, i ricordi, la volontà: questi sono alcuni di quei limiti assoluti.
L’uso dell’ipnosi richiede una notevole conoscenza dei
processi fisiologici umani. In determinate tecniche, è essenziale che la
preparazione del terapeuta sia tale da garantire al cliente o paziente il
massimo grado di totalità in termini di risultati pratici. L’ipnosi ha come
scopo quello di aiutare il cliente a trovare ciò di cui ha bisogno.
Tutta questione di autoipnosi.
L’ipnosi regressiva
non potrebbe davvero capitare se l’individuo non fosse capace di sottoporsi ad
una seduta di autoipnosi. Vediamo di spiegare il Perché, e cosa sono questi due
processi. L’argomento è straordinariamente più facile da capire di quel che si
può pensare a prima vista.
Quando ci focalizziamo sull’ipnosi regressiva,
vogliamo individuare un processo molto preciso: il cliente vuole tornare
indietro con la memoria a determinati eventi attraverso l’uso di ipnosi, e per
far questo si rivolge al terapeuta. Gli scopi possono essere molteplici: risolvere
problemi psicologici, aiutare delle indagini forensi, puro diletto, etc. Il
terapeuta diventa una guida che
aiuta il cliente a raggiungere i vecchi ricordi fino a riviverli.
L’autoipnosi
è un processo di ipnosi applicato su sé stessi. Chiunque può applicare una
tecnica ipnotica su di sé. Si può fare per raggiungere uno stato di trance, per
focalizzarsi su una qualche emozione, per schiarire la mente, etc. Tutti
nasciamo già abili utilizzatori di varie tecniche
proprie dell’autoipnosi: quando ascoltiamo un pezzo musicale o una canzone
siamo capaci di mutare il nostro stato mentale ed emotivo. Pensiamo sia la
musica a cambiarci, ma la musica offre stimoli sensoriali, noi mettiamo tutto
il resto. Siamo noi che modifichiamo noi stessi per ispirazione diretta.
Ecco perché ognuno ha esperienze diverse, seppur simili, quando si parla di
forme artistiche.
Quando si decide di affrontare una seduta di ipnosi
regressiva, ci troviamo di fronte ad un bel dilemma. Riuscirà il terapeuta a
guidare in modo professionale il suo cliente, senza influenzare o sollecitare
in alcun modo la fantasia del cliente (evitando cioè di creare "false memorie")? Questo è il punto cruciale della tecnica. Non si può garantire cosa verrà fuori
da una seduta regressiva, perché è il cliente a fare la differenza.
Per chi volesse provare questa regressione, prima è bene
sapere un paio di cose:
- Sarebbe consigliabile avere una discreta confidenza con diversi stati di trance, prima di affrontare anche solo l’argomento regressione.
- La regressione non è in nessun modo diversa da uno stato di trance, ma è una serie di istruzioni dopo l’altra al fine di sollecitare la memoria e la disposizione mentale del soggetto. Tutto è guidato dalle parole del terapeuta.
- La fantasia umana è sempre molto vispa ed attiva, ed è normale che sia così. Il problema legato alla regressione è che non esiste ancora il modo di capire se le esperienze ripescate dalla memoria sono vere o ricostruite. Altre volte sembrano essere frutto totale dell’immaginazione (come nel caso delle controverse “vite passate.”).
- La regressione è uno sguardo curioso e completo verso i propri ricordi, non è la rivisitazione di determinate esperienze per trovare conferma dei propri sospetti.
- Quando si decide di affrontare la regressione, potrebbe capitare di rivivere le memorie (in quel che sembra essere) “in tempo reale.” Questo è il processo di rivificazione, ed il terapeuta può aiutarvi ad uscirne senza problemi se l’intensità della rivificazione è visibilmente negativa.
- Quando l’intensità di qualsiasi esperienza ipnotica (durante la trance) supera un certo limite, allora possono capitare delle abreazioni, ovvero dei movimenti di animi a volte sorprendenti anche per il cliente stesso. Esistono abreazioni positive, e negative. Un bravo terapeuta si riconosce perché, nelle prime fasi della seduta stessa, riconferma dei vincoli di sicurezza che evitano proprio che queste abreazioni possano rappresentare un problema per il cliente. Un principio di abreazione è del tutto naturale, e per evitare che la cosa peggiori basta seguire le parole del terapeuta che da fuori si sarà sicuramente reso conto del cambiamento nel vostro comportamento.
- Se decidi di fare una seduta regressiva, accetta di rilassarti completamente e segui le istruzioni del terapeuta che avrai scelto, e che avrai ritenuto essere competente quanto serve al tuo scopo. Se hai problemi di qualsiasi natura o genere, si consiglia di risolvere questi prima di intraprendere la regressione.
Il processo stesso legato all’ipnosi regressiva può variare,
ma nella sua struttura rispecchierà sempre uno schema molto semplice: arrivare ad uno stato di trance avanzato;
applicare una qualche metafora di percorso per raggiungere figurativamente la
fonte dei propri ricordi; far seguire il tutto da una fase di accesso diretto
ai ricordi, per permettere alla consapevolezza del cliente di rintracciare
quante più informazioni possibili.
Non è raro lo stabilirsi di determinate regole che permettono di trasformare la seduta in un dialogo tra il
terapeuta ed il cliente. Questa del feedback diretto, è una tecnica sicuramente
utile in questo caso, perchè permette uno sprofondamento ancora più forte nella trance
(sulla base del principio di frazionamento,) ed aiuta il cliente a rimanere
acuto e concentrato sull’esperienza stessa.
Per chi decide di provarla, vai con curiosità ed apertura
mentale. Chi sarà più portato al misticismo magari tenderà a fidarsi di
tutto quello che sperimenta in modo realistico. Chi approccia l'esperienza scientificamente forse
amerà di più ricordarsi di quanto la mente è soggiogata dal potere
dell’immaginazione. Ciò non rende l’esperienza dell’ipnosi regressiva meno
affascinante e tutta da scoprire.
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