Uno dei maggiori fattori che impediscono alle persone di
rivolgersi presso un professionista della salute mentale è l’ignoranza riguardo
cosa li potrebbe attendere.
Molti non sanno la differenza tra termini come psicologo,
psichiatra e psicoterapeuta. Quindi, in questo caso è bene partire da un
concetto che accumuna tutte le figure professionali indicate: lo studio dello psicologo.
Un posto neutro
Molte sono le discipline di cura dei pazienti che si
rivolgono agli psicologi. Molta attenzione viene invece data da tutte le
discipline allo spazio in cui si svolge la terapia. Diventa importante che lo
spazio terapeutico sia un ambiente controllato e sicuro.
Uno studio è generalmente collocato in una parte accessibile
della struttura dell’edificio, non è raro che sia stato progettato per essere
facilmente a contatto con le più vicine uscite di sicurezza, e le altre aree
specialistiche della struttura di cura.
Lo scopo principale di uno studio è quello di far sentire a
suo agio il paziente, sia che vengano usate delle tecniche di ipnosi, sia che il trattamento segua altre dinamiche.
Sono quindi molto comuni le scelte di mettere tutto in bella mostra, per
incitare la suggestione che lo studio sia un posto sicuro dove nessun segreto
ha necessità di esistere. Alcuni psicologi potrebbero far uso di quadri
astratti, a suggerire in modo subliminale la natura differente del luogo: uno
studio è uno spazio di lavoro, dove si trasforma noi stessi.
Uno studio non può diventare un guscio per il paziente,
quindi ci sono sempre un paio di cose “fuori posto” o sedie non totalmente
comode. Un buono studio usa mezzi alternativi per separare le aree di lavoro da
quelle di mera permanenza. Alcuni di questi metodi possono coinvolgere l’uso di
musica, materassini in cui ci si può sdraiare, poltrone dedicate alla terapia,
etc.
Sta al paziente reagire ed interagire con gli spazi, e per questo
motivo generalmente si premia la semplicità espositiva degli interni. Sono
presenti quasi sempre una scrivania, delle sedie o poltrone, piante e fonti di
luce. Raramente si trovano studi che non hanno fonti di luce naturale come
finestre o soffitti vetrati. Il loro significato è ambivalente nel trattamento
di cura, in quanto la luce rappresenta il contatto con il mondo esterno.
Prassi e formalità
Ogni psicologo ha il suo modo di lavorare. Alcuni
preferiscono mantenere lo spazio dello studio dedicato solo al lavoro
terapeutico, altri non si fanno problemi a tenere il registro di casso nello stesso
studio. Come è risaputo per gli psicanalisti, forse i più pagati del mestiere,
il pagamento viene riconosciuto come atto terapeutico, in quanto vincola e
rende reale la motivazione del paziente: pagare diventa quindi un impegno
concreto verso la propria condizione. E questa realtà vale anche per quando le
sessioni vengono saltate. Ecco perché gli psicanalisti sono additati come i più
cari.
Per quanto riguarda le parcelle, è buona norma chiedere
tutto in sede di richiesta di informazioni. Molti professionisti fanno pagare
anche le visite preliminari, specialmente quando lavorano come privati. Questa
è una pratica che a fini terapeutici può creare da subito problemi di fiducia
nello psicologo, quindi quando decidete di contattare uno studio, assicuratevi
di avere da subito tutte le tariffe e le informazioni al riguardo. Se lo studio
si rifiuta di fornire istruzioni chiare, cambiate studio senza pensarci due
volte. Meglio sprecare una telefonata che tempo prezioso con degli incompetenti
poco professionali.
È invece una buona
norma che lo psicologo stesso richieda un anamnesi ai potenziali pazienti. Un
anamnesi è una sorta di intervista circa il passato medico del paziente.
Nonostante i tempi di crisi economica dove la necessità di lavorare a volte
supera la deontologia professionale da seguire, uno psicologo dovrebbe decidere
(e la decisione spetta a lui o lei e basta) se si ritiene in grado di seguire
il paziente. Questo piccolo passo è un importante momento in cui lo psicologo
si assume la responsabilità della propria competenza.
In tal senso, se uno psicologo si sente in grado di seguire
un paziente perché competente in materia, allora si procede con il dispiegare
una prima linea guida terapeutica. Deve quindi essere dato un indicativo tempo
in cui la terapia avrà fine, specificato un eventuale margine di sedute extra
(basandosi su casi analoghi o esperienza) e non è raro che lo psicologo
commenti insieme al neo paziente i futuri obbiettivi da raggiungere insieme. Se
tutto è fissato secondo i piani, deve esser stabilita la cifra relativa al
pagamento delle sessioni da fare, il modo di pagamento, ed infine la data del
primo incontro.
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