Certe volte la vita ti travolge. Certi giorni sembrano
vuoti. Certi momenti li viviamo da soli. La solitudine, il dolore e lo
sconforto sono cose che ci rendono umani, e ci caratterizzano come specie.
Perché le emozioni che proviamo oscillano in un vasto spettro tra un grande
positivo ed un profondissimo negativo.
Ognuno di noi nasce con un certo numero di abilità a cui
siamo predisposti per doti di nascita, ma tutti nasciamo con uguali strumenti
mentali utili a capire gli altri, e, volendo, per vivere in sintonia ed armonia
con tutti. L’umanità ha due possibili fini: l’estinzione o la proliferazione.
Il significato delle parole: sagge parole o parole magiche?
Una lingua è uno strumento inerte, né positivo né negativo.
Tramite il linguaggio, due entità entrano in contatto tra loro per scambiare
messaggi. I messaggi contengono informazioni, e le sfumature dei significati
contenuti sono regolati dal lessico e dalla semantica dei termini usati. Le
parole sono tutte importanti, ed a volte una singola parola al posto di
un’altra può far tutta la differenza.
Quando usiamo la nostra lingua madre, vogliamo innanzitutto
partire da ciò che ci unisce a chi necessita conforto. Eventi determinanti
possono accadere in qualunque momento: qualcuno muore, o si perde nel nulla; qualcosa
di sconvolgente travolge la tua vita; le certezze si sgretolano fino a non
lasciare traccia della loro esistenza. L’empatia
è qualcosa di fondamentale per chiunque voglia comunicare davvero con un essere
umano. Non si può parlare profondamente agli altri se non si capisce l’indole
umana.
Non tutti usano le parole nel modo giusto. Alcuni spingono
su altri fattori per cercare di smuovere le cose, ma senza empatia non vi può
essere un vero rilascio di quella che è la vera causa. Non esistono parole di conforto che ignorano le cause
del dolore originale: la saggezza di chi parla per esperienza è qualcosa che
può assumere molte forme, ma chi sa
ascoltare noterà sempre la venatura di una realtà vissuta e consumatasi
sulla pelle (a volte riarsa) di chi sta parlando.
E non è giusto dire che non vi siano parole magiche. La
magia a cui noi possiamo attingere è la nostra stessa energia intima, primordiale
e primitiva. La stessa energia che scorre dentro le nostre vene è la stessa
energia che non ci fa chiudere le nostre palpebre per sempre di fronte alle
bruttezze della vita. Abbiamo tutti dei limiti, ma questi sono ben lontani dall’essere
finiti nella nostra quotidiana esperienza. E persino una cosa orribile ci può
insegnare che la nostra vita non è finita. A volte, persino il dolore ci può
insegnare che esistono strade non percorse. Ed il dolore è un insegnante
crudele che non ammette ignoranza: si fa sentire anche se lo eludi con tutte le
tue forze. Che tu voglia o no, lo ascolterai.
Come confortare, e tecniche pratiche.
Confortare vuol dire parlare o comportarsi in un qualunque
modo utile per alleviare un certo dolore, o scuotere positivamente il carattere
di qualcuno che ha perso vitalità o subito perdite significative. Un fatto è
accaduto, e di quel fatto esistono cause, motivazioni e conseguenze di cui
bisogna essere al corrente prima di agire.
La prima delle tecniche da conoscere è l’ascolto. Chi non ha mai sentito una
persona sfogarsi, oltre ad essere una persona strana, non può comprendere che
il primo bisogno di una persona sofferente è condividere il dolore. Il motivo è
psicologico: condividendo la propria esperienza (anche quando questa è
perfettamente conosciuta dall’altra parte) la persona sofferente prova un
sollievo minimo ma necessario, come togliersi un peso da dosso. Invita la
persona a parlare della cosa, a ricordare la persona scomparsa ed ad esprimere
ogni cosa stia causando la sua reazione.
Ascoltare non vuol dire lasciare parlare indistintamente la
persona finché non si ammutolisce. Alcuni lo chiamano ascolto attivo, ma più semplicemente quando ascolti non mancare di
fare domande che ti aiutino a capire la reale situazione. Molte persone hanno
bisogno di cose diverse: c’è la persona che vuole sentirsi solo ascoltata senza
essere giudicata, e c’è quella che vuole partecipazione, o persino una soluzione.
Come essere sicuri di fare la cosa giusta? Ascolta non solo con gli orecchi.
Guarda, esprimi i tuoi stessi sentimenti di cordoglio e costernazione
attraverso un contatto umano. Sii presente alla realtà espresse dalle parole.
Gli inesperti privi di empatia sono quelle persone goffe che
minimizzano tutto, o che evitano subito il discorso invitando a guardare la
cosa da un altro punto di vista. Non farlo. Serve diplomazia, se vuoi, in un
caso del genere, perché non si tratta di te ma di altre persone. Tu non puoi
capire i loro sentimenti, né viverli. Ne potrai solo avere un idea, ma un idea
non è niente quando si parla di cose irrazionali. È proprio perché esistono le
emozioni che molte persone hanno problemi con esse: chi nell’espressione, chi
nella loro stessa esistenza. Ognuno abbisogna del rispetto necessario alla
propria esperienza.
Dopo l’ascolto, può cominciare la parte dialogica. E quando
si parla, non si deve trattenere i propri pensieri, ma bisogna essere consapevoli
di star parlando con persone scosse: scegli le giuste parole, e fai i tuoi
inviti nel modo giusto. Guida la persona
verso pensieri che possono essere di aiuto e conforto.
Ogni persona che soffre ha dei bisogni che devi imparare a capire. Quando capisci i bisogni,
capisci anche di cosa quella persona necessita per trovare un po’ di pace. Ed a
volte i bisogni possono essere strani. Non giudicarli. Una persona che scopre
di avere il cancro può aver bisogno di capire che avrà sempre il supporto dei
suoi amici(, cioè la semplice sottolineatura dei privilegi a cui era abituata
fin’ora) oppure di qualcuno che le dica che la sua vita inizia ogni volta che
apre i suoi occhi quando si sveglia. Ognuno di noi ha un percorso che necessita
di essere percorso secondo le proprie regole.
Per molte persone è difficile portare conforto perché si
crede che manchi la creatività necessaria. Ma confortare qualcuno non vuol
dire mentire. Io personalmente sono contro le bugie, persino quando si
tratti di bambini (sempre con le dovute eccezioni caso per caso.). La regola a
cui bisognerebbe attenersi è quella di supportare la persona afflitta dal
problema con l’intento di mostrare che la vita continua, può continuare e può
diventare migliore. In tal senso, può sembrare un controsenso un tale
atteggiamento di fronte a fatalità come l’amputazione di arti dovuti ad
incidenti gravi, ma la verità è che chi non crede in un futuro migliore per chi
soffre ha più paura di chi sta vivendo il problema, e pertanto non è
qualificato ad essere la persona migliore per dare supporto.
Bisogna avere coraggio
nella vita. Questo è il messaggio di fondo di qualsiasi azione di conforto. La
vita esistente in chi soffre è ciò che ci permette di dire “Guarda a tutte le
cose orrende che possono capitare, ma tu sei ancora viva ed io non ti permetterò
di soffrire più del dovuto. Tu sopravviverai , e sarà per il meglio. Non mi
importa quanto tu possa andare giù, io non ti abbandonerò mai.”
Il presente è quanto di più prezioso abbiamo. Il presente è
tutto ciò che abbiamo, e pertanto va accettato sia nel bene che nel male. Perché
le cose brutte accadono, e ci servono per crescere e conoscerci come persone.
Nessuno di noi nasce con il manuale per l’uso. Ed i ricordi di chi ci è stato
accanto diventeranno una risorsa per tutte le avversità future. Per questo
motivo soffre di più chi non ha nessuno; chi crede di essere abbandonato a se
stesso è colui che deve rivolgersi presso la comunità e le assistenze sociali.
Nessuno deve restare solo. La vita è un gioco, a volte crudele, ma tutti
abbiamo diritti, e nessuno deve restare solo.
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