La voce è il risultato di un processo fonatorio complesso,
che vede il passaggio di aria dai polmoni, attraverso le vibrazioni delle corde
vocali, le cui si espandono negli spazi che formano i suoni, modulati infine
dalla posizione della lingua, delle labbra e dei muscoli afferenti.
Nella comunicazione verbale, la componente non verbale del
tono rispecchia una serie di sfumature emotive che completano o arricchiscono
il significato verbale. Qualità della voce possono dare enormi vantaggi ad
individui rispetto ad altri, e la peculiarità di alcune abitudini può cambiare
persino il rispetto ricevuto da altri nei propri confronti.
Come modificare la voce cambia l’esistenza.
Quando si parla di tono della voce si intende erroneamente
più cose: velocità, altezza dei suoni, volume, etc. Esiste una differenza tra
il termine usato nel senso comune (come nell’espressione “modera il tono di voce”) e nel senso più specifico della musica. La
musica è un ottima fonte per chi vuole esplorare la voce: lezioni di canto e dizione possono fare miracoli (ho
fatto una ricerca online, e ho trovato questo canale youtube davvero ricco di utili informazioni.)
Se osserviamo la natura dei suoni, ci accorgiamo di una cosa
molto semplice: ogni suono ha una frequenza. In altre parole, quando emettiamo
un suono il nostro organismo ripete sempre determinati movimenti, la cui
intensità genera un determinato suono rispetto ad un altro. Quando qualcuno fa
un imitazione vocale di qualcun
altro, sono tanti i muscoli che compartecipano a tale esecuzione. È miracoloso
come l’essere umano dal solo ascolto riesca a ripercorrere all’indietro il modo
di produrre suoni simili. Ma è da qui che tutto ha inizio.
Poiché sappiamo imitare tali suoni esterni, determinati
significati si attaccano alle parole, ai ritmi, alle pause, a determinate
velocità o volumi. Difficile immaginare una madre che accudisce amorevolmente
il figlio stringendolo al petto, mentre gli urla come farebbe Leonida
(referenza al film “300”) di fare sogni d’oro. Tali incongruenze le possiamo interpretare come humor, e pertanto
ridere, ma possono anche non suscitare alcun riso, ed in tal caso provocare
altre reazioni. Nel parlato, sono queste altre reazioni quelle che ci interessa
osservare.
Un vecchio adagio dice che noi uomini parliamo alla stessa
velocità con cui pensiamo. Per questo motivo, chi ha la battuta pronta e
forbita viene riconosciuto positivamente dagli altri. Essere lenti però non è
sempre una pessima cosa, anzi. Parlare
velocemente non è consigliabile. Quando si parla velocemente a persone che
non ci conoscono intimamente (e comunque tale abitudine avviene nel tempo, dopo
tanto,) la velocità esprime e suggerisce un’emozione molto negativa: l’ansia.
Al contrario, parlare
lentamente può essere davvero un toccasana per la propria reputazione e
successo sociale. Occhio ai dettagli che garantiscono la bella esperienza per
chi ci ascolta:
- parlare con pause adatte a far capire le nostre parole
- scandire bene le sillabe, ovvero avere una dizione perfetta
- usare di tanto in tanto qualche ritmo per evitare la monotonia
- flettere le parole all’insù (come quando si fanno domande) o verso il basso (come quando si danno ordini) per aggiungere spessore comunicativo
Le voci hanno almeno tre altezze: basso, medio, alto. Per capirsi, un suono basso è il tasto
più a sinistra del piano: un suono che sprofonda, e può sembrare distorto. Il
medio è brillante e acuto. Il suono alto è ciò che crea più confusione, perché nel
parlato, i suoni acuti sono usati raramente o rappresentano una caratteristica
dell’individuo: nel canto, le note alte vengono chiamate note di testa, perché quando
le canti il suono si espande e risuona principalmente nel cranio (per capirsi,
i Bee Gees cantano con
note di testa.).
Chi ha problemi di voce
monotona, e vuole sapere come potenziare la voce, allora deve imparare i
concetti di toni musicali ed altezze. Crescendo, i bambini imparano dagli
adulti a far oscillare le proprie altezze, ed a pronunciare determinate parole
con determinate tonalità. È tutto un gioco di memorie emotive collegate alle
parole.
Alcune persone incantano con la voce. Come è possibile? È possibile
grazie all’uso vocale di concetti come dominazione
e sottomissione. Sappiamo
istintivamente che ruggiti e minacce hanno una loro naturale espressione, ma se
togliamo alcuni elementi negativi, e ne lasciamo altri, possiamo ottenere una
voce dominante e rassicurante.
Eliminare gli estremi si rivela utile nel caso in cui
vogliamo migliorare la voce: basta
con il parlato affannoso, rauco o troppo voluminoso. Propria degli italiani è
la capacità di giustificare tranquillamente le proprie realtà con scuse del
tutto inaccettabili. A molti sarà capitato di stare sul treno, e sentire
persone di una certa età che urlano letteralmente, incapaci di parlare ad un
tono accettabile.
Parlando con questi individui, si scopre sempre che hanno
lavorato in fabbrica oppure nei campi, dove per comunicare dovevano lanciare
grandi urli. Dopo si sono abituati, e da allora hanno smesso di fregarsene del
resto della vita. Questo è un caso di fallimento individuale: la voce è uno
strumento che può incidere sulla qualità della tua vita. Puoi trattarlo bene o
male come uno strumento musicale, quello solo avrà conseguente di per sé, ma
strimpellare uno strumento che non si conosce, e farsi una reputazione
suonandolo tutto il giorno, non è una cosa davvero intelligente.
Socialmente parlando, il tono di voce può essere modulato in
diversi modi, a seconda della
funzione. Stai molto attento a come ti esprimi perché stai sempre proiettando
un secondo messaggio che può essere legato ad una sensazione (nel ricevente) di
dominazione, sottomissione, sarcasmo (od altre qualità riconosciute
negativamente) e neutralità (come quando si parla di informazioni.). Che
succede quando parli di qualcosa di positivo? Purtroppo, ti esprimi sempre in
una di queste modalità. Puoi essere la persona più positiva del mondo, ma se
gli altri ti percepiscono come sarcastico tutto il tempo, sarai trattato male,
e le tue idee decadranno miseramente, nonostante la loro natura positiva.
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