Definiamo i capricci come qualsiasi comportamento che tenta di
ottenere un determinato risultato offrendo una resistenza esplicita o implicita
alle regole prefissate.
Una resistenza è qualsiasi tipo di comportamento che si
oppone ad una particolare regola, sia essa espressa tramite un ordine, oppure
tramite un rapporto non scritto di tipo sociale.
I capricci non sono abusi che culminano in azioni rabbiose,
ma questi possono essere possibili conseguenze.
Per capire i capricci bisogna capire
il motivo alla base della resistenza, ed adattare un comportamento di tipo
preventivo. La prevenzione è la vera soluzione.
Perché fate i capricci?
È davvero utile partire dai capricci che facciamo noi.
Analizzandoli, possiamo trovare comportamenti che mascherano piaceri e
dispiaceri che vogliamo evitare. La maggioranza di noi non chiamerà capricci i
propri comportamenti, quindi è bene chiedere a parenti ed amici: chiedi se ti
hanno mai visto fare i capricci per qualcosa, e quando e come. La domanda è
innocua perché rivolta al passato, e risponderanno volentieri e sinceramente.
Garantito. Tu inoltre salverai la faccia perché è un comportamento passato.
Tutti possiamo sbagliare. La tua curiosità verrà solo riconosciuta come una
richiesta molto profonda e matura, o ispirerà l’amico o parente ad essere
curioso a sua volta.
I genitori devono
fare questo esercizio più di chiunque altro. Altrimenti rischiano di passare i
propri difetti ai figli. Una volta
identificato un capriccio, bisogna guardare a quali sono i limiti che si
vogliono eludere. Ad esempio, una ragazza che si rifiuta di andare ad una festa
con degli amici dove troverà l’ex, e fa i capricci perché non vuole andarci,
rifiuta di accettare il patto sociale non scritto con i suoi amici, e pecca di
egoismo. Ma ad un attenta analisi, il capriccio è valido. Sbaglia solo nel
comportarsi: anziché spiegare ai suoi amici che non può andare alla festa per
questa motivazione, ed offrire agli amici una soluzione alternativa, la ragazza
si nega con comportamenti che danno noia agli amici.
Un bambino che si butta per terra al supermercato, e gioca
con ogni cosa gli capiti a tiro, spesso viene considerato fare i capricci. Ma
non lo è. Un bambino che si rifiuta di mangiare può essere considerato fare i
capricci, ma non sempre la colpa è del bambino. Un bambino che non vuole
rimettere a posto i giocattoli dopo che la madre gli ha ordinato di farlo, appurato
che non ci sono altre cose più importanti o problemi imminenti, sicuramente sta
facendo i capricci.
Capire i capricci dei bambini
I capricci sono sicuramente legati alla nostra parte più
infantile, quindi bisogna partire con il capire i capricci dei bambini. Questi sono il risultato di un processo già
concluso. Il capriccio può essere punito, ma punire il capriccio non sempre
garantisce un miglioramento del comportamento del bambino.
È importante partire dal fatto che un genitore deve mantenere il suo ruolo. I bambini sono dipendenti
dai genitori, quindi i genitori hanno responsabilità più alte, e quindi una
vera e propria autorità. Quello che il genitore decide deve essere
rispettato. (per gli adulti, la coscienza rappresenta la parte autoritaria
di tutti noi.)
I capricci sono le azioni più facili. Non sono prevedibili,
ma sono da essere aspettati. Ogni volta che chiunque sarà messo di fronte ad
una nuova sfida o regola, tenterà di fare i capricci. Quindi bisogna stabilire regole esatte ed omnicomprensive.
Il problema legato alle regole è l’importanza
delle conseguenze. Le regole sono fatte per evitare il male. I capricci
sono fatti per evitare sforzi che vengono percepiti immotivati. Purtroppo i
bambini piccoli non possono capire lunghe spiegazioni, quindi se non si ottiene
il risultato corretto, bisogna far sperimentare la conseguenza negativa per far
passare il messaggio. Qui ha forte importanza la decisione dell’adulto nello
stabilire le regole. Per aiutarci in questo bisogna adoprare la regola del +1.
Studi sulla memoria e l’apprendimento concordano nell’identificare
la capacità associativa della nostra mente come la parte più importante del
nostro apprendimento. Quando cioè impariamo a fare cose difficili, possiamo
farlo solo perché abbiamo imparato a fare le cose più facili. Le cose più
difficili sono la versione più complessa delle cose facili. Sono cioè simili alle cose facili, ma diverse in
gradi di difficoltà.
A volte una qualità
ci permette di ottenere buoni risultati in altri campi. Un bravo pittore
potrebbe essere bravo a ricostruire opere antiche. Questo è così perché ha
sviluppato una certa delicatezza nel trattare i pennelli come i pezzi antichi
dei reperti. La delicatezza usata nelle due attività è la stessa in qualità. Le
due attività sono quindi simili per
qualità di difficoltà, ma di diverso campo applicativo.
La regola del +1
ci dice che bisogna offrire regole sempre nuove ma non troppo complesse.
Aggiungere cioè solo il minimo necessario per rendere le cose simili, ma non
troppo distanti in gradi di difficoltà.
Quindi, eliminare ad esempio il capriccio di un bambino che
non vuole rimettere a posto i giocattoli può essere così risolto:
- Insegnargli come rimettere a posto i giocattoli in un qualsiasi modo.
- Ricompensare lo sforzo con affetto.
- Dopo un po’ di pratica e qualche giorno, insegnargli a mettere i giocattoli in ordine.
- Ricompensare lo sforzo con affetto e un dolcetto.
- Dopo qualche giorno di pratica, insegnargli a mettere i giocattoli a posto a determinate ore.
- Ricompensare con affetto e passare del tempo insieme a fare qualcos’altro di bello.
I capricci sono immotivati o motivati?
I bambini tendono ad apprendere il valore delle cose in relazione
alle conseguenze dirette su di loro. Se un cibo non gli piace particolarmente,
non aprirà di certo la bocca, perché sa che è da lì che proviene il gusto. Ma
un genitore che insiste nel dare cibi di cui il bambino non apprezza in sapore, fa
un certo disservizio al bambino. Gli insegna che i cibi hanno sapori pessimi e
basta. Il bambino potrebbe anche crescere con un senso del gusto sopraelevato,
o inibito, a seconda della risposta fisiologica. Le azioni che facciamo mandano messaggi.
Il genitore intelligente tenta sempre di trovare strade
alternative per mantenere i propri obbiettivi e risultati. Noi adulti
conosciamo il valore dei compromessi.
Ma è sbagliato voler insegnare ad i bambini a fare compromessi in modo diretto (attraverso il dialogo.). Quando non siamo disposti o non possiamo concedere per sempre parte della nostra autorità al piccolo, non possiamo comportarci in un modo contraddittorio. Man mano che i figli crescono, dovremmo concedere sempre più libertà, a pari assunzioni di responsabilità. Ma le decisioni devono essere definitive. Crescere vuol dire non poter tornare indietro.
Finché l’autorità sarà riposta in altre persone, un bambino non è davvero in
grado di comprendere i compromessi. I compromessi sono azioni che richiedono un
acquisizione di responsabilità. La responsabilità che acquisiamo è spesso degli
altri (sia che si parli della persona diretta o di qualsiasi variabile in gioco
che può essere definita parte terza al sistema di afferenza a cui si rifà l’azione
stessa che richiede il compromesso).
Una bambina capricciosa non è diversa da un adulto
capriccioso. L’adulto ha tutta una serie di alternative a cui possiamo
fare appello per riportarlo subito alla ragione. Un infante, o adolescente,
potrebbe non avere un tale bagaglio di esperienza. Esistono bambini furbi che
se ne approfittano, ma questo non giustifica i genitori a pensare male dei
propri figli. Tutti devono capire le proprie responsabilità: figli e genitori (per
gli adulti tutti devono avere coscienza e competenza nelle azioni che si fanno.).
L’ignoranza non deve essere punita. Ma se l’ignoranza viene
eliminata attraverso la comunicazione o un autorità superiore, il comportamento
sbagliato deve essere punito. Tutto a fronte di una prevenzione che deve essere presente
ed attiva. Se non si trova traccia di un sistema o modo che possa prevenire
il problema, allora l’intero sistema o modo di comportarsi è sbagliato a
priori. Nessuno ci ha mai costretti ad essere imperfetti.
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