Uomini e donne vivono vite diverse. Le differenze e le
somiglianze sono molto importanti. E perché è importante capire gli uomini?
Oppure, perché è importante capire le donne? Questo è qualcosa che interessa
gli obbiettivi personali.
Ogni donna darà una risposta diversa a questa domanda: una
ragazza potrebbe voler capire come pensa il ragazzo che le piace (su cui non sa
fare colpo,) una dipendente potrebbe voler capire cosa spinge il suo capo a
comportarsi così, una moglie può voler capire meglio il marito. E via dicendo.
Ma capire gli uomini
è importante per un motivo molto semplice: apre la mente alla conoscenza. Quello
che si fa con le informazioni, determina solo la qualità del risultato. La
solita ragazza può impegnarsi per capire il ragazzo che le piace, e dopo
ritrovarsi con strumenti che le suggeriranno di comportarsi in modo molto
diverso, quando vorrà chiedere un lavoro ad un imprenditore di sesso maschile.
Come capire gli uomini
La psicologia tenta di dividere le aree di studio ed
indagine, per capire la mente degli uomini e delle donne. Nello specifico si
guarda al comportamento, dividendolo in:
- motivazione all’agire
- ruolo delle emozioni
- strategie comportamentali per ottenere un risultato (ovvero le azioni pragmatiche)
- studio della memoria ed il suo funzionamento
- elementi di altre scienze complementari, o rami diversi della psicologia.
Elementi di psicologia comportamentale in versione pratica ed accessibile
La motivazione è
ciò che spinge un uomo a fare qualsiasi cosa. E per dire subito le cose come
stanno, qualsiasi motivazione può essere definita in uno di questi due modi: ci
si muove per acquisire qualcosa che
si desidera, o per evitare qualcosa
che non si vuole.
Un uomo preferisce molte cose che la società dice lui di volere, primo tra tutti una partner “di valore”
(ed il valore delle donne promosso oggi è la bellezza fisica,) e poi vuole
anche soddisfare i propri bisogni di
base (sessualità, cibo e sicurezza fisica.).
Quindi, capire la motivazione di un uomo in particolare vuol
dire capire come mai lui si muoverebbe verso ciò che vuoi tu. Una ragazza
potrebbe scoprire che il proprio amato non si muove per acquisire qualcosa, ma
bensì per evitare di stare solo. In tal caso, non c’è dio che tenga: quel
ragazzo preferirebbe milioni di volte stare con una ragazza che si offre di
fargli compagnia per un po’, piuttosto che adottare strategie del tipo “truccarsi,
spendere dall’estetista e passargli davanti.” Dato che quello che QUEL ragazzo
vuole davvero è ciò che abbiamo detto prima, lui non avrà alcuna motivazione a
fare la prima mossa.
Passiamo ora alle emozioni.
Un uomo ha emozioni molto forti (esattamente come le donne) solo che preferisce
emozioni DIVERSE da quelle tipicamente femminili. Noi italiani abbiamo un
problema di vocaboli, in quanto le parole che usiamo per le nostre emozioni con
il tempo sono state sempre più usate in modi errati, o troppo generici. Un uomo
ha preferenze verso emozioni forti quali la sensazione di successo, di dominazione
(da considerarsi di tipo competitivo, non fisico: cioè essere trattato, e
riconosciuto, come superiore rispetto ad altri di pari livello) ed indipendenza.
Le emozioni sono
forse la parte più relativistica dell’intero reparto psicologico. Le emozioni
cambiano davvero per ogni singola persona. Sarebbe meglio tentare di capire
come ragiona la persona che si vuole influenzare, per avere un vantaggio. Ad
esempio, se una dipendente sa che il proprio capo è davvero debole verso le
donne, potrà amplificare le sue capacità di successo facendo la ritrosa con
tutti TRANNE che con il capo. In questo caso, manipolando la percezione emotiva
della situazione, il capo sarà obbligato a sentirsi più dominante degli altri
uomini in ufficio. Questo lo renderà ancora più vulnerabile alle richieste
della dipendente, che farà bene ad usare il giusto tipo di motivazione, così da
far leva sul fatto che per lui c’è l’occasione di ottenere ancora più dominazione,
oppure evitare il rischio di perdere la dominazione che possiede.
Le strategie comportamentali sono la parte
prevedibile di ogni essere umano. Uguale per le donne, e gli uomini, tutti
quanti abbiamo le nostre routine. Tutti facciamo le cose in determinati modi.
Alla fine, sono sempre i soliti. Una volta apprese, non sono molte le persone
che si divertono a cambiare approccio verso la realtà. Cambiare richiede
energie non solo fisiche, ma anche mentali. Esistono persone che amano
mantenere le proprie strategie, ed altri che adorano cambiarle. Sono due
tipologie di uomini diversi, e si può diventare il tipo opposto. Solo che tale
cambiamento non avviene dal giorno alla notte.
Un marito sarà sempre contro il rifare il soggiorno, se ama
mantenere le sue strategie. Non deve stupire che poi si arrabbi. Questo vuol
dire che non si deve cambiare il soggiorno? No. Questo vuol dire che prima deve
avvenire qualcosa che permetta all’uomo di accettare davvero il cambiamento.
Una semplice domanda non serve a niente. Ti può dire di sì, ma poi la verità è
che sarà irritato finché non se ne farà una ragione. E la moglie si prenderà
tutta l’irritazione del marito. Garantito. Almeno che prima non vi sia un
dialogo, o meglio ancora un compromesso. Se è l’uomo a gestire la cosa in
questo caso, sicuramente non vi sarà irritazione. Ma ancora, non si vuol essere
di parte: si vuole solo premiare il dialogo. Se poi rimane un po’ di
irritazione, alla fine non muore nessuno. Ma c’è differenza tra trovare un
accordo, ed invece imporre una realtà che l’altro non vuole, e non tollera.
Cosa c’entra la memoria
in tutto questo? Tutto. La memoria è il campo di studio dell’apprendimento.
Senza memoria, non vi è apprendimento. Senza apprendimento, non vi sarà
coerenza. Una donna che subisce comportamenti molesti, o poco piacevoli, da un
uomo DEVE far capire a lui che tale comportamento è del tutto inopportuno. E
quasi il 99% delle volte, credici o meno, gli uomini sono in buona fede. Non
vogliono risultare volgari, offensivi, irritanti, etc.
Prendiamo il caso di una madre, che ha un figlio che dice
davvero un sacco di parolacce. E lei vuole che lui smetta. Ancora, qui non c’è un
dibattito sulla libertà di espressione, o come si fa ad essere un buon
genitore. Qui si vuol ottenere un risultato: far smettere di dire parolacce al
ragazzo. Come fare?
La psicologia cognitiva ci viene in aiuto! Per semplificare,
le ultime scoperte scientifiche sul cervello umano hanno identificato
determinate aree che rispondono agli stimoli sensoriali. E sebbene non si
sappia ancora spiegare totalmente il processo della memoria, sappiamo che le
informazioni vengono scomposte in tanti elementi sensoriali. In altre parole,
il sapore di un morso ad una fetta di limone apre la strada agli elementi
sensoriali. La psicologia cognitiva però ti dice che il gusto non è la sola
cosa che ti stai ricordando (quando vai a recuperare quell’informazione.). Di
fatto accedi a tutti i cinque sensi. Potresti avere un immagine precisa, un
suono, una sensazione propriocettiva, e via dicendo.
Qui faccio un salto colossale: ogni informazione viene
memorizzata con la prevalenza di almeno un senso, ma questo non deve essere per
forza uguale per tutti. Esistono persone che si ricordano le composizioni
musicali attraverso l’uso di colori. Loro non ascoltano le note, ma vedono i
colori. E la loro mente funziona così. Quindi, tutto questo vuol dire che devi
sfruttare il canale preferito da quella persona SE VUOI fargli ricordare
qualcosa.
Ritorniamo all’esempio. La madre non sa il canale preferito
del ragazzo, quindi adotta tutte le vie possibili: gli spiega a voce il motivo alla
base dei suoi desideri (ovviamente la motivazione deve essere sempre
considerata, come gli altri elementi), gli fa attacca un cartello colorato sul
frigo e ci scrive “NO PAROLACCE,” gli fa mettere fisicamente dei soldi in un
contenitore per ogni parolaccia che lei sente (dopo che è stato concordato, o
deciso dal genitore autoritario.) I canali sensoriali del gusto e dell’olfatto
possono essere usati, ma la psicologia cognitiva sembra voler rafforzare l’idea
che questi due sensi sono sempre meno usati.
Infine ci sono le altre
scienze. La psicologia è una scienza molle, ovvero prende volentieri
nozioni da altri rami scientifici, a patto che esistano delle basi reali. In
tal caso, ci si può studiare come hobby dei testi di psicologia, leggere
riviste, etc. Tutte le informazioni extra non fanno mai male. Basta
considerarle, ed imparare ad usarle. Ad esempio, secondo la branca della
psicologia evoluzionista il comportamento degli esseri umani è rivolto solo al
proseguimento della specie.
Secondo loro, e lo hanno dimostrato con una formula
matematica, non esiste la carità umana: l’uomo è incapace di fare atti
volontari di carità e bontà (ma tutto ha un ritorno a fini evolutivi, vedi George Robert Price lo
scopritore della formula che si suicidò dopo aver tentato inutilmente di
dimostrare che la sua stessa formula era errata, e che l’altruismo volontario
esiste.). Ma come è facile intuire, ogni informazione apre la strada ad altre
verità. Price è morto, ma oggi gli studi hanno identificato meglio il
procedimento della gratitudine, che è alla base di ciò che gli
evoluzionisti riconoscono nella psicologia evolutiva.
Capire gli uomini è perciò estremamente importante. Tanto
quanto lo è capire il prossimo. Perché una insegnante non potrà davvero
insegnare correttamente ai suoi allievi, se non considera anche alcuni di
questi aspetti. Così come una ragazza può aspettare una vita intera di
conoscere il principe azzurro (finendo magari nel credere nella bugia che non
esiste,) e non si accorge che di principi ne ha tanti intorno a se. Solo che la
realtà di oggi premia e fa realizzare i sogni a chi si sforza di vivere nella
realtà reale, non in quella immaginata. E la nostra realtà ha delle regole. Sta
a noi scoprirle, ed usarle come meglio crediamo.
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