L’evoluzione dell’uomo comincia milioni di anni fa, quando
(addirittura) un alga marina ha cominciato ad usare le proprie cellule per
mandare messaggi nell’area intorno a se. Nasceva così il linguaggio non
verbale, nella sua prima forma di aroma chimico. Dalla nascita della razza
umana, per secoli gli uomini hanno fatto a meno delle parole. Già prima della
comparsa dell’homo sapiens, gli occhi erano un organo vitale, per cogliere
importanti messaggi non verbali.
Gli occhi sono lo specchio dell’anima. Chiunque ha sentito
questo modo di dire. Purtroppo, in pochi hanno avuto genitori o tutori in grado
di spiegare il perché dell’esistenza di tale detto. L’organo visivo ci permette
di percepire e rivelare emozioni, ma anche atteggiamenti globali e qualità mentali
(come la convinzione altrui,) che definiscono in gran parte i segnali del corpo.
Linguaggio degli occhi.
La nostra fisiologia risponde allo sguardo umano sin
dall’infanzia. Un neonato necessita lo sguardo umano i primi due mesi di vita
(sei settimane,) tanto da scambiare anche due semplici forme geometriche
circolari come occhi. Senza contatto
visivo, il neonato soffre la mancanza ed il disagio dell’abbandono.
La natura primordiale dello sguardo è fondamentale ai fini
della comprensione dei messaggi del corpo. Gli occhi sono tanto importanti da
essere formati nell’embrione umano già dopo i primi venti giorni di esistenza.
Gli occhi sono il ponte tra le due
ere evolutive: la prima era senza parole, e la seconda in cui parole ed
intelletto ci hanno permesso di staccarci dal piano materiale, e conoscere il
piano astratto dell’esistenza.
Il motivo per cui l’apparenza
è così importante oggi tra i messaggi non verbali, tralasciando concetti
astratti ed importanti come la falsità ed il comportamento sociale, risiede
proprio nella funzione dello sguardo. Gli occhi
servono a raccogliere informazioni, ed allo stesso modo ne rilasciano. Ogni
attività oculare mette in moto diversi muscoli facciali, così che la codifica
di alcune espressioni è per noi diventata automatica. Non a caso, ciò che
vediamo, sappiamo rifare, grazie ai neuroni specchio.
Importante è notare parte della struttura oculare: iride,
pupilla, e due palpebre. La posizione naturale dello sguardo (una posizione rilassata)
identifica la palpebra superiore come appoggiata sopra l’iride (di cui ne può
coprire una piccola parte,) e la parte inferiore che abbraccia la circonferenza
dell’iride. Le risposte di base sono due: eccitazione
(lo sguardo si allunga verso l’alto e basso,) e repulsione o protezione (lo sguardo tende a stringersi e chiudersi
verso la pupilla.).
Notare, o leggere, lo sguardo altrui richiede un azione che
molte persone trovano difficile: sostenere lo sguardo diretto. Anche questa
risposta, fa parte della nostra evoluzione. Dato che gli umani sono animali, e
dato che tutti i mammiferi hanno vari processi sociali, lo sguardo innesca la
parte più radicata della nostra corteccia cerebrale (il cervello rettiliano,)
fino ad ottenere una delle due risposte base che si innescano ogni qualvolta si
incontra una nuova entità, o cosa, diversa da ciò che già conosciamo: fronteggiare o scappare. Mantenere lo sguardo altrui può avere così diversi
significati sia legati alla gerarchia sociale, che a tutto lo spettro di
elucubrazioni mentali consolidatisi nel tempo.
Gli occhi servono per riconoscere il mondo intorno a noi, ma
emettono anche segnali che vengono
percepiti dagli altri. In tal caso, due persone che si guardano negli occhi
possono sperimentare realtà diverse: una può sentirsi minacciata dallo sguardo
dell’altro (giudicato provocatorio e troppo intenso,) e l’altra può percepire
un distaccamento o disinteressamento nell’altra persona (che sfugge quasi
sempre allo sguardo diretto, ed ha anche le palpebre superiori fortemente
abbassate quasi all’iride.). In realtà, gli occhi rivelano emozioni sottili e
personali, che possono essere cambiate e comprese solo dall’uso della
comunicazione verbale (non sempre le altre persone ingaggiano in atteggiamenti
che ci riguardano, se non abbiamo la loro attenzione completa.).
La pupilla umana è molto interessante, in quanto la sua
capacità di dilatazione e contrazione è una regolare risposta ad una fisiologia
ben strutturata. Quando stiamo riposando (specialmente durante la digestione,)
la nostra pupilla si contrae,
diventando più piccola, e diminuendo così il flusso di informazioni esterne verso
la nostra coscienza.
Quando invece ci imbattiamo in una situazione più intensa,
come può essere l’innescarsi di una delle due risposte di base (fronteggiare o
scappare,) la nostra pupilla si allarga e dilata per permetterci di essere totalmente
immersi nella realtà sensoriale. Le persone intense ed emozionate, come può
succedere durante gli incontri intimi, tendono ad avere queste pupille dilatate (che il nostro
cervello talvolta decodifica, facendoci venire l’istinto di comportarsi in
determinati modi rispetto ad altri.).
Ecco una lista di informazioni importanti che si integrano
con le conoscenze di base sopra esposte:
- lo sguardo altrui può essere utile a percepire la reazione positiva o negativa delle cose di cui conversiamo
- in ambienti estranei, è comune notare la scannerizzazione di persone,ambienti e cose. Un comportamento tipico per chi si trova fuori dal suo solito elemento
- sentimenti negativi tendono a far chiudere una o entrambe le palpebre (come incertezza, dubbio, incredulità, diffidenza,etc.)
- l’apertura delle palpebre può suggerire sentimenti positivi o anche un atteggiamento provocatore
- l’assottigliarsi dello sguardo (racchiuso tra palpebre quasi chiuse) esprime un forte distacco e disaccordo. Questo è un segnale di opposizione, o rifiuto, spesso fulmineo (una reazione parallela alla protezione dal dolore del mondo esterno)
- l’espressività degli occhi è più facilmente compresa se integriamo a queste informazioni la struttura delle espressioni facciali universali, come le emozioni di rabbia, felicità, tristezza, sorpresa, disgusto, disprezzo, etc.
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