Blocco emozionale: Come superarlo senza ipnosi

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In terapia, i blocchi emotivi sono una delle forme più comuni che si riscontrano. La definizione stessa di blocco emozionale può generare problemi nell’individuare il modo risolutivo migliore, cioè come superarlo al meglio.
Per affrontare l’argomento con semplicità, può essere utile avere una introduzione al concetto di blocco emozionale. Potrai costruire così una base di informazioni sulla quale immagazzinare i principi cardine, grazie ai quali potrai individuare l’area che ha più bisogno di attenzioni terapeutiche.

Blocco emozionale cos’è?

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Se non riesci a fare qualcosa che desideri fare, quasi sicuramente vi sono delle difficoltà che impediscono il raggiungimento dell’obbiettivo prefisso. Cause comuni sono la mancanza delle informazioni corrette (il Know-how) e l’inesperienza. Tuttavia, come sa bene chi cerca lavoro senza trovarlo, è difficile risolvere un “problema” se manca chi può risolvere quel problema. Il blocco emozionale è un problema accessorio, consequenziale o collaterale. Vediamo cosa vuol dire tutto ciò!
Usando sempre l’esempio di chi non trova lavoro, se si guarda alle “soluzioni” proposte (non sono soluzioni, e questo complica maggiormente l’esperienza degli inesperti e dei giovani che non sanno stabilire la differenza tra verità e bugia quando si tratta di consigli esterni), se non c’è un lavoro, uno il lavoro se lo crea. Questo tentativo di sopravvivere alle avversità è molto simile al modo in cui si crea un blocco emozionale.
Quando si incontra un problema, anziché affrontarne le cause, spesso le persone giustificano i propri insuccessi, ed evitano di analizzare razionalmente la situazione. In altre parole, se il lavoro manca, l’unica soluzione è rivedere il sistema che genera i posti di lavoro, perché non è certo colpa di quante persone o mezzi esistono in un dato spazio, in quanto il lavoro rappresenta un rapporto basato su una remunerazione ed un semplice scambio di beni e servizi. Eppure, pur di non perdere dei privilegi, chi ha di più istiga chi ha di meno ad adeguarsi e non pretendere ciò che gli spetta. Chi ha di meno crede alle bugie, e sta al gioco che sfavorisce se stesso e gli altri. Se poi scopre la bugia, può denunciare il fatto o può essere corrotto e corrompere, per ottenere dei privilegi. Lo stesso accade con le emozioni.
Le emozioni non hanno una origine razionale. Definiamo tutte le emozioni come irrazionali, perché vanno e vengono da sé. L’amore è frutto dell’industria letterale, che doveva vendere libri. L’amore è cambiato nei secoli o dopo l’avvento della stampa? No. È cambiata la percezione dell’amore. La definizione di un’emozione è difficile perché soggettiva, e soggetta agli usi e costumi del tempo. Lo si vede con il concetto della bellezza estetica, che cambia ogni “era”, a seconda di chi governa.
Quando si ha una qualunque disavventura, oppure ogni qualvolta che si fallisce nel raggiungere un obbiettivo prefisso, si ha la possibilità di essere sinceri con se stessi, o mentire a se stessi. Rileggi la favola della volpe e dell’uva per approfondire il concetto. Il meccanismo è disponibile anche per le vittime di trauma, che possono in questo modo proteggere la propria mente dagli orrori chiusi “al sicuro” dietro ad uno spesso ed impenetrabile blocco emozionale.

Blocchi emotivi: rimedi senza ipnosi.

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Con i blocchi emotivi i rimedi sono sempre gli stessi da millenni, e si basano sul fortificare se stessi per diventare forti da poter affrontare ciò da cui i blocchi ci dovrebbero difendere.
L’ipnosi aiuta ad affrontare alcuni tipi di blocchi, ma come accennato sopra, ci sono diversi tipi di blocchi. Alcuni sono accessori, cioè stupidamente innescati dal soggetto che volontariamente preferisce l’immaturità al raziocinio. Un esempio è la persona un po’ zotica che ti dice che ha poco tempo per studiare, o che ha pensieri per la testa. Tutti hanno problemi, così come tutti hanno la possibilità di risolvere i problemi con apposite soluzioni. I problemi senza soluzioni non sono problemi in primo luogo. Ma convincersi che un problema impossibile da risolvere esista è immaturità. L’essere umano si adatta e sceglie sempre la soluzione più semplice, guadagnando così pace mentale ed energie, ma non accettare la realtà è pura stupidità, che con il tempo ripaga con dei blocchi emozionali difficili da eliminare.
I blocchi emotivi consequenziali derivano da situazioni in cui è venuta meno la propria fermezza. Talvolta, si calpestano i propri principi, specialmente durante le relazioni. Si può dare una possibilità in più a chi non se la merita, oppure si può accettare la propria condizione sociale di minoranza senza aver mai impiegato il tempo necessario ad imparare i propri diritti in primo luogo. Questo genere si blocchi emotivi si basano sempre su una buona parte di immaturità, ma non sempre volontaria. Spesso contestuale, è più facile rinunciare che non demordere, ma la propria coscienza registra l’accaduto e non te lo può perdonare, perché sa che hai ceduto. Ne è prova il fatto che quando si è ignari di qualche ingiustizia, non si hanno conseguenze, mentre quando se ne è consapevoli anche in gradi diversi, magicamente è l’inconscio che non ti fa star bene con te stesso/a.
Il blocco emozionale collaterale è invece il tipo di blocco difensivo che è stato introdotto prima. Quando si subisce un ingiustizia, o si instaura un trauma, il blocco emozionale è quantomeno frequente, perché è come un muro di cemento che si frappone tra il ricordo ed il dolore. Con il tempo, lavorandoci, il muro può diventare prima opaco e poi trasparente, talvolta assottigliarsi e raramente infrangersi. Sono casi speciali seguiti e da seguire con professionisti personali. La reazione è non tanto diversa sul piano tecnico quanto sul piano individuale, perché non di rado è frequente la vittimizzazione dell’individuo, che non perdona a se stesso/a la propria ingenuità, immaturità e quant’altro.
L’immaturità diventa quindi il concetto principale sul quale ho deciso di intessere questa breve presentazione. Ci sono diversi fattori che comportano all’instaurazione dell’immaturità, tra cui la volontà, la carenza di informazioni, il culto dell’ignoranza, i modelli familiari e genitoriali e molto altro. Per semplificare e rendere il concetto fruibile ad un vasto pubblico, è utile considerare la propria progressione individuale: come descriveresti il tuo percorso individuale verso la maturità? Quale è il tuo precedente traguardo raggiunto, e quale il tuo prossimo da raggiungere per migliorare la tua consapevolezza di te e del mondo che ti circonda?
Il mondo del self-help gioca sulla necessità di auto-definizione di ogni essere umano. Volendo offrire “soluzioni” e strategie vincenti, a volte si perde di vista il fattore principale, e cioè che tutte quelle soluzioni sono state inventate da qualcuno, e tutti quei qualcuno avevano in comune la volontà di auto-definirsi per un motivo pratico. In altre parole, se non si vuole maturare, e se non si lavora sul concetto di maturità a livello mentale, per se stessi, le strategie saranno sempre di poco aiuto.
Si deve quindi cominciare con il definire il proprio percorso, comprendendo il presente e le necessità. Essere sinceri con se stessi deve diventare un abitudine per chi non ha un dialogo con se stesso/a. Imparare a dire la verità e non mentire richiede tempo. I fondamentali sono la base di qualsiasi gioco, e la costruzione della personalità non è un gioco diverso dagli altri. I blocchi emozionali offrono un livello di complessità che si può essere capaci di affrontare senza ipnosi solo dopo un valido percorso individuale nelle aree in cui vi è più carenza, non tanto per crescere la quantità di informazioni riguardo ad un concetto, ma quanto alla capacità di migliorare se stessi verso il precostituito obbiettivo mentale della personalità che desideriamo diventare.
Facciamo un esempio per semplificare questo punto: se tu hai avuto una brutta esperienza con un partner e non riesci più a guardare questa persona in viso quando vi incontrate, la reazione è probabilmente emotiva, ed il blocco emozionale che ti fa scattare la testa via dallo sguardo dell’individuo in questione è una reazione. Solamente tu puoi definire quel blocco come accessorio, consequenziale o collaterale. Ma devi essere sincero/a con te stesso/a. Immaginiamo, per bene dell’esempio, che sia un caso stupido, di volontaria immaturità.
Quando la stupidità prevale, la volontà è centrale nel generare il comportamento sbagliato, che con il tempo diventa più una versione affinata ed economica della volontà originale, fino a perdere anche i tratti essenziali. Si può quindi avere l’effetto finale del guardare altrove, anche a discapito della propria sicurezza (camminando contro un palo, ad esempio.). Questo esempio si basa sull’acquisizione di un comportamento sbagliato.
Volontariamente si è deciso di rispondere in un certo modo, ed a seguire, il corpo si è adattato all’insieme di movimenti necessari ad ottimizzare il movimento desiderato del guardare altrove. Vi sono quindi molti modi di intervenire sul comportamento sbagliato, e dipende dal gusto del terapeuta o del soggetto. Senza scomodare un terapeuta, la forma tradizionale è il “chiedere agli amici”. Sbagliatissimo per la stragrande parte dei casi, l’amico (che immaginiamo essere saggio) consiglia di invertire il comportamento partendo da un particolare simile a quello del vecchio partner.
Poiché il vecchio partner veste sempre di rosso, l’amico suggerisce cioè di creare un nuovo comportamento, con chiunque, affinché ogni volta che vede qualcuno vestire di rosso, tu abbassi lo sguardo anziché voltare la testa, osservando la spalla sinistra dell’individuo che veste di rosso. O i piedi se si sente ancora troppo imbarazzo, etc. Come già detto, questo è un esempio giusto per introdurre la correzione comportamentale.
Altri metodi più psicoanalitici possono essere il razionalizzare gli eventi o le emozioni, comprendendo la propria evoluzione personale. Praticamente, ogni branca terapeutica ha una sua soluzione. Per non scoraggiare nessuno, si vuole invitare ad osservare i dati in proprio possesso. Il blocco emozionale è la rappresentazione di un meccanismo, il quale è nato per un motivo, e sopperisce un risultato, spesso positivo per l’individuo. Cosa perderai se sostituirai il vecchio comportamento con uno nuovo? Devi anche pensare a questo per soddisfare tutte quelle parti di te che possono avere necessità e bisogni (questo secondo la visione della Gestalt, ad esempio.).
Tu sei padrone e signore delle tue emozioni. Puoi non capire da dove esse provengano, e puoi non capire dove esse vadano, ma sai sempre quando si presentano, e sai sempre quando esistono, persino quando non sai definirle. Devi abituarti a considerare le emozioni come uno strumento, sulla base del quale non sempre prendere le decisioni. Devi imparare i messaggi, devi approfondire la conoscenza delle tue capacità per imparare quale emozioni sono tue, e quali hai appreso per tramite della Cultura sociale in cui vivi, o dell’ordine antropologico ed animale a cui tutti quanti noi sottostiamo. Esiste un viaggio che ancora non è stato compiuto nel reame della personalità umana, che dopo millenni, ancora, continua a stupire, ed oggi sorprende sempre di più grazie all’avanzare della scienza, che aiuta a svelare segreti millenari. Hai tutto il diritto di reclamare le tue capacità, per capire che prima di tutto, al variare di qualsiasi metodo di soluzione tu sceglierai, alla fine, il metodo e le persone possono solo fare da facilitatori. Tuo è il potere, e tua la saggezza del rimettere a te stesso i blocchi che tu stesso/a hai imposto, o che il tuo corpo ha instaurato per quel profondo senso di bene e volontà di autoconservazione che alimenta tutti noi.

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